Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

La Santa danzante e “La morte per acqua”

Grazie ad Antonio Francesco Perozzi che nel suo spazio La morte per acqua pubblica una mia prosa inedita insieme con un (per me) illuminante commento:

La Santa danzante

“Sentieri” e L’EstroVerso

Grazie alla Redazione dell’EstroVerso per la generosa ospitalità e ad Andrea Leone:  

Sentieri. Saggi e racconti sul corpo della scrittura

Una sostanza di gioia [di Rocco Brindisi]

 

Michela afferma, sovrana: “I miei amanti non hanno mai avuto più di trent’anni; gli altri sono amici. Lo confessa con una sublime, lieve civetteria. Amo la donna che dice queste cose, che restituisce alla parola ”trasgressione” il suo corpo, la sua sostanza di gioia. Adoro le sue monellerie, negazione dell’anticonformismo. Resta sempre in ascolto, non ha specchi. Ha insegnato la dottrina cristiana ai bambini; c’è qualcosa di epico nel suo sentirsi in Dio anche quando, all’aperto, cerca un nascondiglio per pisciare. Quando nomina Don Milani, non lo fa per citarlo, ma per riamarlo. Questa piccola, gigantesca donna è piena d’amore, di amori. La sua sensualità è oro, e dolce cenere, e fuoco. L’ambrosia degli dei; la finta, miserevole dialettica dei maestri del pensiero di questo Paese, è aceto di fronte alla sua fierezza. Vorrei ubriacarmi con lei: lo farò, un giorno fuori dai giorni. Non c’è nessuno, perso nella giocondità, nel dolore della parola, come lei. Solo i bambini, alcuni bambini, alcune madri, quelle che nutrono una pietà insonne per Dio, per le sue ombre. Sono pane caldo, i segreti di Dio? Dovrò aspettare, prima di mangiarlo? Io, che sono contro Dio, da quando sono venuto al mondo, ho questa disperata speranza, di accoglierlo alla mia tavola, un giorno.  [ROCCO BRINDISI, inedito]

Le sirene si lasciano legare per non essere stregate dalla sua voce [di Rocco Brindisi]

 

Michela. Parla di Dio, lo nomina come un compagno di adolescenze felici. Quando accenna a lui, Dio sta al gioco della propria esistenza: si meraviglia di esistere. Se Michela nomina Gesù, ritrovo i silenzi di mia madre su Cristo, che amava. Gesù. Michela è una compagna di banco di questa Onda Amorosa, e copia, ridendo, dal suo quaderno, l’Impossibile che si fa carne. I nostri intellettuali balbettano il nome di Gesù, danno per scontata la rivolta del Vangelo, diventano afasici. Michela è così innamorata che non ha mai il tempo di sospirare. La linfa ribelle di Michela. Ditemi che non soffrirà troppo. Le sirene si lasciano legare per non essere stregate dalla sua voce. [ROCCO BRINDISI, inedito]

Com’erano luminosi i suoi capelli! [di Rocco Brindisi]

 

Michela Murgia. Avevo letto qualche articolo. Avevo visto la sua faccia, sentito la sua voce. Mi piace il suo volto. Avrei voluto incontrarla. Sto leggendo “Accabadora”: ci sono troppi nomi di persone, mi confondono, fatico a seguire le loro vicende. Come al solito, mi innamoro dei nomi, ma quando si espandono li guardo come un intralcio. Ho letto settantacinque pagine, e quello che amo sono i dettagli, i gesti, tutto quello che compare in una stanza, su un sentiero, cosa che mi procura piccole, folgoranti gioie. La felicità della sua scrittura, anche se il mondo che racconta con la sapienza di una vergine che ha conservato l’olio per la lampada che le rivelerà il volto dello sposo non mi commuove. Non mi entra nel sangue. Le parole dei vivi non hanno la delirante, amorosa follia di una lingua più antica del dolore, dello stupore di vivere, dei trucchi, sugli occhi, allo specchio o senza specchio, che si passa la bambina-morte. Torno a guardare i video dove Michela splende, parlando di un libro, dei mille libri che ha amato, che ama (non c’è scrittore, poeta, sognatore così perdutamente innamorato dei libri, della nobiltà, dell’ardore dei sogni sognati da altri!). S’impara, dalle sue labbra, l’inesausta allegria di vivere. A vederli insieme, lei e Roberto Saviano (Michela presenta il suo libro-fumetto), quando accennano ai loro incontri sullo schermo, di notte, senti come possa essere maestosa l’allegrezza di due amici. Michela sta per morire, e questo non lo sopporto. Si prepara alla morte, si fidanza alle proprie ceneri cantando. Ditemi almeno che non soffrirà. Nel video che ha mandato in giro c’è lei, seduta, che sorride, mentre le tagliano i capelli, prima che la radioterapia glieli possa umiliare, mettere sotto i piedi. Una delle creature più belle di questo Paese, la sposa fremente, gioiosa della lingua italiana, incantata dalla sua incantatrice. Com’erano luminosi i suoi capelli! Ditemi almeno che non patirà. Potesse, la morte, infilare la lingua nella sua bocca, succhiarla! Adesso. [ROCCO BRINDISI, inedito]