Sonetti dei destini 7
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Roma, stratificata città, spasmi di vita, spasmi di sole: per John Keats.
Questo tramonto senza fine forse
e trasvoli lunghissimi di rosso
se morire è succedersi di corse
disperanti fino alla poesia-osso.
Acqua, acqua alla fronte febbricitante
caro amico e finestra spalancata
sopra i suoni di Roma musicante
città per guarigione sospirata.
Ma vortica la luce per chi muore
senza poter sentire più l’odore
di salvia che lungo la scalinata
verso l’alto s’inabissa svelata
vertigine inzuppata nel sudore
scrittura, melanconico tremore.
Grazie della tua attenzione, Carla. E confermi una mia convinzione: il sonetto (ma non solo questa forma metrica) sa emozionare anche grazie alla sua struttura così rigorosa, ma infinitamente modificabile e sperimentale.
Poesia molto avvincente! Significante anche l’uso delle rime alternate.
Grazie, cara. Sei troppo gentile.
Ciao Antonio! E ciao Giulietta 😉