Sonetti dei destini 8
di Antonio Devicienti
In più d’un’intervista Amelia Rosselli esprime ammirazione per il poeta-asceta di Melicuccà: silenzio e solitudine sprezzati valori, necessari paesaggi: per Lorenzo Calogero.
Quando la solitudine s’addensa
fin nella riarsa cenere invernale
del focolare e i bicchieri, la credenza,
la mensa, la madia sono il sognare
delle cose di se stesse, ma senza
più traccia di presenza umana, andare
delle congelate ombre nell’immensa
casa sprangata all’attesa serale,
lanterna di controvento il mano
scritto, oscillante fanale del treno,
si consegna al passaggio per stazioni
deserte, fedele alle sue ossessioni,
segnato, ingravidato, scabro greto
di fiumara, spasmodico nell’eco.
gRAZIE Antonio 🙂
La solitudine della poesia sa creare una comunità d’intenti. A volte, però, come nel caso di Calogero, la solitudine personale diventa totale e chi ci ha donato una poesia così alta come la sua non conoscerà mai la gratitudine dei posteri.