Pietro Masturzo: donne di Teheran
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Salire sulle terrazze e cantare un canto non rassegnato, cantare la propria presenza alla vita e al mondo.
Salire sulle terrazze della città e fotografare quel canto.
La luce bianca della grande finestra riverbera nell’imbrunire e s’immagina il rincorrersi delle voci mentre salmodiano che Allah è sommo, l’aria pre-notturna di Teheran colma di echi.
Una fotografia tesa d’armonia, bellezza di postura delle donne intese a dire il coraggio della ribellione, un’ora dello stare comune come raramente accade: concepiscono terrore di questo stare i tiranni? Sanno essi il terrore quando un popolo leva la testa?
S’intuisce anziana la donna ritta (sì: postura di potenza e bellezza) e sta lì concorde con sua figlia o nipote o nuora che modula il grido dello stare nella libertà negata e per la libertà a venire.
Uno scatto straordinario. Meritatamente premiato. Grazie Antonio per le tue parole così colme di speranza. Ne abbiamo bisogno. Christian
E bravi quegli uomini che riconoscono la potenza delle donne…!
Grazie!
Avevo amato subito lo scatto di Masturzo (e ne esistono altri sul medesimo soggetto), ma è stato un testo di Christian a richiamarmelo alla memoria e a spingermi a scriverne; evidentemente il Mondo islamico è più articolato e complesso di quanto con faciloneria semplificatoria ed autoassolutoria noi Occidentali immaginiamo; ovunque le donne sanno molto meglio degli uomini esprimere la potenza non omicida della vita e della cultura, della comunità e della memoria.