Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: ottobre, 2014

Intorno al tema della gratuità

 

la farfalla di terezin

 

Non riuscendo a staccare il pensiero dal ricordo di Gianmario Lucini, cerco un po’ di consolazione (sì, lo ammetto: in questi momenti ho bisogno di consolazione) nella poesia dei poeti a me più cari. Uno degli approdi è Le ragioni dell’acqua di Ilaria Seclì dove leggo il post più recente e per il quale sento l’urgenza di scrivere un commento nel cui contesto, tra l’altro, ringrazio l’autrice che mette a disposizione dei lettori, in maniera puramente gratuita, la sua alta poesia; Ilaria mi risponde in questi termini: “Non ci resta che la gratuità. Praticarla, viverla. Si scenda dagli scaffali, voltiamogli le spalle il più possibile. I passi, i respiri, gli occhi tendono al gratuito. Elemento elementare. Ciò che abbiamo ereditato come fossimo i figli prediletti. La gratuità è necessaria nella tensione a ri.diventare Creature e per combattere il comandamento assoluto del tornaconto”.

Si tratta di uno sprazzo di calda luce, perché mi rendo conto che ci sono delle persone che credono nella gratuità; dello stesso tema ho parlato proprio ieri pomeriggio col mio carissimo amico Christian Tito e un altro amico altrettanto caro, Nino Iacovella, mi fa avere in queste ore una serie di sue riflessioni per me vitali e a dir poco illuminanti. Eccoci, allora, gli illusi, i pazzi, los perros románticos, chiamateli come volete, che si ostinano a credere nella gratuità di un atto, di una scelta, di una passione. E, per fortuna, mi accorgo, potrei citare ancora tanti altri amici che condividono questo atteggiamento forse scollato dalla realtà (ma non m’importa), forse risibile (ma non m’importa).

E Gianmario praticava la gratuità e la gioia che ne deriva: con onestà assoluta quando proponeva le sue iniziative spiegava sempre perché e in che misura chiedeva, talvolta, almeno l’acquisto del volume in cui compariva un nostro scritto – avesse potuto, avrebbe pubblicato tutto, sempre, gratis, senza chiedere un centesimo a nessuno.

Lo dico a chiare lettere: mi fa schifo e ribrezzo quest’Italia renziana, esattamente come schifo e ribrezzo provavo per l’Italia berlusconiana e queste due Italie sono ora una sola, buia e arrogante, superficiale ed egoista; suscita in me incontenibile collera l’arroganza diffusa ad ogni livello di vita del Paese e lo stesso dicasi per l’ignoranza assurta a valore, per la tracotanza di chi, forse non sapendolo, possiede una vita intellettuale pari allo zero ed identifica il cosiddetto successo (ma bisogna per forza avere successo?) di una persona con la quantità di danaro che quella stessa persona guadagna e possiede. Non so quanti siamo i “pazzi sparsi per l’universo” come li chiama Christian Tito, ma qualcuno c’è e l’ho incontrato. Questo mi rende felice e mi consola in queste ore di tristezza.

 

A Gianmario Lucini

alla sua fede nella parola poetica e nell’impegno civile.
Molti di noi avevano ricevuto ieri il suo invito a riflettere sulle ultime parole di Reyhaneh Jabbari.
Da Via Lepsius piango un amico ed un uomo entusiasta della vita e della bellezza. Un abbraccio alla sua famiglia.

Paolo Ottaviani per Via Lepsius

 

morandi 3

 

Via Lepsius si onora di ospitare un inedito di Paolo Ottaviani; il testo, dalle finissime tramature di rime e richiami sonori all’interno dei versi e da verso a verso (cifra stilistica riconoscibile ed originale di Paolo), svolge il tema del sorgere del pensiero (e, probabilmente, del pensiero poetante) quale, direi, sensazione o avviso di pensiero, di un qualcosa, dunque, di fragile e di aereo, di fuggevole se non si riesce a trasformarlo in parola – ma la parola corre il rischio di rivelarsi pesante, di incatenare alle leggi di gravità quello che, per sua indole e desiderio, a quelle leggi vorrebbe sfuggire. Paolo Ottaviani si pone innanzi una sfida ardua e, sulle orme del maestro Dante, ma da parte mia aggiungerei anche di Goethe allorché quest’ultimo afferma che il poeta esplica la propria maestria e il massimo di libertà proprio sottoponendosi a ferree regole metrico-prosodiche, una tale sfida, dicevo, vince, come ha già dimostrato di saper fare nelle sue splendide “trecce”. Il felice giogo delle trecce è infatti il titolo della silloge che LietoColle ha pubblicato nel 2010 e alla quale mi lega un ricordo personale: ero anch’io a Gallarate la sera in cui Paolo, leggendo splendidamente la sua Treccia del platano che guarda, è stato meritatamente proclamato vincitore del concorso Verba Agrestia 2009; ne ricordo sia la signorilità e discrezione di persona, che la sapienza di poeta che mi ha aperto gli occhi su di un modo di scrivere fecondo e impegnativo (ma la poesia non è e non deve essere “facile”). Nel testo qui proposto (dono di valore inestimabile per Via Lepsius) riconosco proprio una poesia intesa come ricerca e difficile impegno d’arte; ho pensato ai disegni di Giorgio Morandi, di un’evanescente concretezza e di una delicatissima passione intellettuale e sentimentale, a volte studi per i dipinti, proprio come nel testo di Paolo mi sembra di riconoscere in trasparenza il tema dello studio che porta il pensiero nella sua fase aurorale a farsi poi parola poetante. Ricordo che Paolo Ottaviani, oltre che appassionato lettore di Dante, è uno studioso della filosofia italiana del Rinascimento, per cui mi piace pensare che alcune delle radici di questo testo possano essere rintracciabili anche nel pensiero e nelle scritture di Bernardino Telesio, Giordano Bruno, Tommaso Campanella e di tutti gli altri grandi Rinascimentali che avevano intuito l’interscambio continuo di mente e materia, pensiero e percezione, sguardo e parola.

 

 

morandi 1

 

 

NEL LONTANO PROFUMO DI UNA NEVE
 
Nel lontano profumo di una neve
che non scese sui monti del mio cuore
né altrove mai imbiancò di vera neve
 
foreste o abeti o ne imitò il candore,
là in quella pura erranza di un disperso
aroma si nasconde in un bagliore
 
l’anima di un inverno buio e terso
che porta freddo e luce da remote
orme inseguite verso dopo verso.
 
È il cauto andare ineffabile dote
che si muta in pensiero
e un poco mi rischiara
come gioiosa corsa di un levriero
e mi accompagna dove va e ripara
ogni perduta cosa
che per caso passò, lattiginosa
e spesso senza nome,
accanto alle mai dome
chimere che in silenzio e lentamente
come la neve agitano la mente.

 

morandi 2

 

 

130 km/h: un cortometraggio di Christian Tito

 

 

Una meditazione per immagini e musica sulla velocità e sulla lentezza proposta da Christian Tito e dai suoi compagni d’avventura.

 

 

 

La poesia

 

la Dimora del Tempo sospeso

 

Via Lepsius non può non rivolgere un pensiero grato ed affettuoso alla Dimora del Tempo sospeso di Francesco Marotta e, mi sia consentito dirlo, di tutti coloro che amano la poesia e la sua intimità col mondo.

Questo post è dedicato a tutti gli amici che ho incontrato e che ancora incontrerò grazie alla Dimora e alla poesia.