Tre inediti di Luciano Nota
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Poco più di un anno fa Via Lepsius cominciava con entusiasmo ed impegno le proprie pubblicazioni; molti sono stati i cari amici che hanno voluto donarmi i propri contributi, facendo di questo spazio qualcosa che non è e che non dev’essere autoreferenziale; è con gratitudine allora e con un grande debito di riconoscenza nei suoi confronti che pubblico quest’oggi tre inediti di Luciano Nota dalla raccolta di prossima pubblicazione intitolata Per farmi sentire. I lettori vi riconosceranno lo stile e i temi di Luciano, quel suo sapiente amore per la lingua italiana articolata in modo così limpido ed armonioso, ma capace anche di dire l’ombra e l’enigma connaturati al nostro esistere e vi riconosceranno la persistente memoria delle proprie radici, tenaci e vive al fine di consentire un’apertura sempre rinnovata al mondo e alla storia. Invito chiunque passi da Via Lepsius e si soffermi su questi tre testi a seguire la multiforme attività di Luciano anche sul blog collettivo La presenza di Érato, su vari spazi Facebook e, soprattutto, a leggerne le raccolte già pubblicate Intestatario di assenze (Campanotto 2008), Sopra la terra nera (Campanotto 2010), Tra cielo e volto (Edizioni del Leone 2012), Dentro (Associazione LucaniArt, 2013).
DISTANZE
Resta poco
dopo aver parlato alle piante.
Seduto in disparte
o ti alzi o rimani.
Se pensi di fiatare ai sassi
o rimani o ti alzi.
Se resti, colui che non ti crede,
sosta attonito a guardarti.
Tocca il femore e la tempia,
a tratti il piede.
Se ti alzi, fa un sorriso,
liscia il cane e ti chiede di tornare.
Spiego al cane l’indifferenza.
PIGNOLA
C’è acume sulle scale.
Una grande sacca
reca piante sulle spalle.
Si deve salire
scendere e risalire.
Siamo in tre.
Dalle pieghe delle pietre
si sbrogliano nodi,
dalle punte fuoriesce il grande altare.
Qui è nata mia madre.
Il ripiano è ancora intatto,
ancora illeso è il legno duro.
L’amico mi chiede di posare,
di poggiare la mano
sulle grinze del muro.
Fermo il dito nell’incavo
dove legavano il mulo.
DALL’ORTO
È dall’orto che proviene
l’acqua verde del torrente
che sciacqua i miei panni.
Il fondo si accende.
S’infiamma il cortile
con le attese e gli scoppi.
Acqua e terra sotto i piedi.
Mi stendo per sentirne l’essenza.
Non spuntano mai pioppi
sopra gli orli delle vesti
mai pesci.
Bello leggere anche qui, da Antonio Devicienti, i testi di Luciano Nota. Su Pignola, in particolare, si soffermano, con il ricordo luminoso del 16 agosto scorso, cuore e mente. Grazie e un augurio caloroso per questo luogo di riflessione e bellezza, via Lepsius.
sono delle poesie molto belle. un linguaggio diretto, un lessico apparentemente semplice, dal substrato colto e dalla costruzione raffinata. è l’anima che si svela attraverso le cose.
Certo Anna Maria, cuore e mente. Ringrazio Antonio per avermi ospitato.
Ribadisco con convinzione totale che Via Lepsius esce dall’autoreferenzialità solo se ci sono amici generosi che donano i loro testi e lettori che li apprezzano. Grazie, dunque, a Luciano la cui poesia merita grande attenzione, ad Anna Maria Curci cui mi legano molteplici interessi ed affinità e ad Anna Maria Bonfiglio che in modo conciso e raffinato ha commentato e interpretato tre testi in effetti solo apparentemente semplici.