Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: marzo, 2015

In un’aula di Liceo

 

P._Oxy._8

 

in dialogo con Ilaria Seclì, in questo nostro tempo infame. Contro questo nostro tempo infame.

Le ragioni dell’acqua

Riflessioni di un insegnante mentre si accinge a cominciare la sua lezione:

Si fidano di te. Ti ascoltano. Come potresti tradirli? Come non guardarli ad uno ad uno negli occhi? E lo sai bene: là fuori li aspetta il tritacarne sociale. Molti di loro emigreranno. Si danneranno l’anima per una laurea ed emigreranno. Intanto seguono lezioni di lingua morta. Lingua morta? Sanno appassionarsi ai valori del congiuntivo latino e discutono con animazione sulla resa di un ottativo greco. Lingua morta? Alcmane li commuove ancora e Lucrezio gli spalanca gli occhi sul mondo. Inutili conoscenze, vanno dicendo in giro. Ma tu guardali, guardali bene negli occhi: in questo momento non sono né merce né clienti. E forse sapranno fare quello che né tu né la tua generazione sapeste fare: àuguri loro coraggio e felicità, consapevolezza e rivolta. Loro àuguri la felicità degli atti gratuiti e degli entusiasmi.

La felicità che da anni (da secoli?) vanno togliendo alle persone, persuase a rinunciare ai diritti, gettate in quest’immane tritacarne sociale, vendute, macellate: come polli allevati in batteria.

 

 

Pensieri di Margherita Porete nell’ultima notte di vita

 

labirinto_lucca

 

Parigi che divampa nello specchio
per me argenteo dell’acquamanile
(lavato offrirò il corpo al fuoco, al mondo).
L’acqua e i suoi ponti visitano l’occhio
del mio vigilare e i pesci devono
respirare la neve dell’inverno
lunghissimo che s’apparecchia (soif
de vérité: la mienne: la nôtre): bussano.
Entrate, Signora, stella cometa
che non vanisce, ma dimora e cresce.
Vi appresto questo tappeto di gocce
scintille della fronte, acqua secreta
nell’angoscia lucente che a tutti
mi unisce i viventi – e nell’intelletto
che ci fa grande cosmo di pensiero
e guizza dentro l’acqua, sfiora tutti
i fondali dell’essere, s’immerge
fino nella radice della voce
nascosta, insistente, albeggiante: lì si scioglie.
Sfiorando perle di rugiada (sorge,
ecco sorge) incedete verso l’occhio
che fu io, ch’è l’essere quando a se stesso
torna. Il cosmo pensante si dissolve
in dolcezza, nel fuoco e nello specchio.

 

 

Per un ritratto di Walter Benjamin (terzo abbozzo)

 

fassbinder 1979

Fermo immagine dal film “Berlin Alexanderplatz” di Rainer Werner Fassbinder (1979).

 

 

studiare:         conoscere:          capire:
e nella bocca la secchezza di quando
monta l’angoscia.

i fascismi s’impossessano della mente e della lingua
che nella scrittura
sia difesa la lingua         dove abita
l’uomo           dove la sua casa ha
un tavolo per
spartire il pane.

se la pioggia di Berlino è sfilacciata di
brandelli riarsi di libri
il mite studioso costretto al coraggio      raccoglie
in due affaticate valigie manoscritti
dove la lingua, bellissima          (venero il nome
di Gotthold Ephraim Lessing e di Georg Christoph Lichtenberg)
bellissima la lingua         la lingua
tedesca s’inabissa a toccare         il pozzo
buio del secolo

studiare:         conoscere:         capire:
la borsa, vuota, a Port Bou ci
chiede ragione.

 

 

 

 

Non ditelo ai bambini (di Ilaria Seclì)

 

ulivi

 

 

Contemporaneamente a Le ragioni dell’acqua di Ilaria Seclì Via Lepsius pubblica le accorate, angosciate, irate parole che Ilaria stessa ha fatto giungere fin qui; si tratta della controversa questione relativa alla supposta epidemia di xylella che sta devastando gli oliveti salentini, ma dietro la quale si nascondono interessi economici e politici ben poco chiari, se non criminali; Ilaria scrive sull’onda dell’emozione fortissima suscitata in lei dalla manifestazione spontanea che ha raccolto molti salentini in Piazza Sant’Oronzo a Lecce due sere fa (una cronaca abbastanza equilibrata si può leggere qui ed una riflessione molto ben informata ed articolata sulla situazione dell’ecosistema salentino qui inserendo il termine di ricerca xylella fastidiosa); non posso che essere accanto alla mia gente, sottolineando come, per l’ennesima volta, il profitto ed interessi puramente economici provino a distruggere un territorio, un popolo, una cultura.

Oppure non guarderemo più in faccia i nostri figli.
E i nostri nati torceranno il viso da noi. Considerate. Deportazioni. Sradicamenti. Vite interrotte.
Volontà assassine di pochi a danno dei molti. Interessi. Money money money.
Se vogliamo continuare a guardare i nostri bambini negli occhi, dobbiamo fermarli. Lo gridano in tanti, la voce di Ivano si rompe. La cura più velenosa della malattia.
La terapia avvelena, il profitto avvelena e condanna. O questo o quello. O salute o lavoro.
Dei diritti se ne parlerà a teatro, più tardi, o al cinema. Saranno citati su stanchi e anemici depliants nell’anniversario stanco e anemico dei diritti del cittadino o del bambino. A scuola se ne parlerà sicuramente. Può bastare. Fatevelo bastare, dicono. Non siate patetici, non fate richieste estreme, non è tempo. Bisogna accontentarsi, rassegnarsi. Scegliere il male minore. Magari costruiranno resort, molti resort, campi da golf magari, piscine, parcheggi, centri commerciali. Intanto, pioggia di pesticidi. Ci mancava. Dallo jonio all’adriatico, da Leuca a Lecce. Mangiatene tutti. Bevetene. Courage!
Ma non ditelo ai bambini, vi prego, o capiranno che mondo è questo. Non diteglielo. Lo scopriranno. Facciamo che vivano in pace almeno quel po’ di paradiso politico che ci è concesso. Come quel 6 nei tempi d’oro delle occupazioni. Prima degli altarini, degli inguacchi, delle connivenze. Prima delle multinazionali. Prima delle cose che vanno come vanno.
Da maggio, e per decreto regionale. Vendola se ci sei batti un colpo, ma non di grazia, grazie. Non c’è, prego. Maggio, Madonna della Coltura. Madonna dell’Agricoltura. Ora pro nobis. Quale coltura senza ulivi. Quale cultura. Quale storia. Quale economia. Parlavate dal finestrino del treno e già sibilavano voci familiari. L’attesa si faceva stringente, acuta, soffocava proprio alla fine del viaggio. Sempre voi i primi a salutare. Qualcuno cantava felice e impaziente: l’arbuli te ulia, l’arbuli te ulia! Ci nu toccu, quandu se rria?
Maggio. Pioggia di pesticidi. Imidacloprid, Buprofezis, Dimetoato, Deltametrina, Lambda cialotrina, Etofenprox e Clorpirifos metile. Bombardamenti atomici bombardamenti chimici. Sì, sto quasi esagerando. Morti veloci morti lente. 6 agosto 1945 ore 8:15. Ci mancava. Imidacloprid, Buprofezis, Dimetoato, Deltametrina…
I nomi degli orchi del terzo millennio sono spaventosi. Vi prego, anche questi, nascondeteli ai bambini o finiranno ogni notte nel vostro letto terrorizzati. (Considerate se questo è un uomo). Undicesimo comandamento: combattere mammona, i suoi paladini, le sue strategie criminali. Undicesimo comandamento: salvaguardare la Casa accudire la Terra. Tutta quella fuori dal vostro civico, dal vostro televisore o schermo. È tanta. E fragile. È l’unico patrimonio che abbiamo. Unica eredità. Quella dei vostri figli e dei nipoti, dei figli dei vostri figli. Nient’altro ha valore senza questa priorità. Perché senza questa priorità non c’è vita. Già numeri e percentuali mettono più che ansia. Non mettiamoci il carico. Non è una partita a briscola. Ma una partita a scacchi sì, settimo sigillo, partita con la morte. A lei non serve sapere, si sa. A noi serve preservare, curare, tenere, proteggere. VIVERE.
[Ve lo prometto, vi giuro che vi guarderò più spesso. Anzi, sempre, sempre. Vi dirò che siete belli, lucori di goccia al sole che acceca. Non betulle, abeti di favole e montagne, no, siete belli voi, voi, argentate chiome, olio sul pane della nonna, oro. Lari. Lari. Non abbandonateci. Si scuce il nome dalla carne, il sangue dalle vene. L’amore fa miracoli. Verrà maggio e starete meglio, rinascerete. Lo vogliamo tutti, guardate, sentite. Almeno tutti gli abitanti di questa terra. I contadini sanno, useranno calce, rimedio antico, altro che mostri. La terra ha medicine per ogni malanno, il resto è del diavolo. Questa terra strana che troppo fa parlare di sé. Qualcuno ne è ghiotto. Sarà questo? Sarà che vogliono ancora colonizzarla? Resort e resort per divi e miliardari? Defenestrati i Lari, defenestrate le statue vive e sacre. Terrorismo a terrorismo. Uno bieco e l’altro subdolo. Come violare culle, prosciugare mari, piallare montagne. Ma non temete, non preoccupatevi, ci siamo noi. Vi amiamo. Ieri in piazza dicevano dovranno passare sul nostro cadavere. Sì, è gente che lo fa. Non molla. Vi amiamo, non vi abbandoniamo. State tranquilli. Vi guarderemo e vi cureremo con l’amore. L’amore fa miracoli e vi salverà].
Amore e cura. Amore e attenzione. I vostri 30 denari per la vita. Più di 30 sì. E molte più di 30 le vite in gioco. Le prigioni sono orfane di assassini. Perché il mondo è pieno di assassini che hanno le mani pulite. Non ditelo ai vostri figli, non ditelo ai bambini. O penseranno che i malvagi non sono più riconoscibili, e verranno nel vostro letto, terrorizzati. E non si fideranno più di nessuno. Maggio. Pioggia di pesticidi per decreto regionale. Imidacloprid, Buprofezis, Dimetoato, Deltametrina, Lambda cialotrina, Etofenprox e Clorpirifos metile.
[Proprio ora che ho imparato ad amarti. Proprio ora che ho scelto te. Terra secca e rossa, orfana di fiumi. Proprio te. Stavi diventando una principessa ed ecco spuntare l’orco. Ci risiamo! Sempre la stessa storia. L’unica cosa che lega favola a realtà. Abbiamo già tanti orchi nelle falde acquifere. Tanti nell’aria. Giocate a hai fatto 30 e fai 31? Non è un bel gioco].
[Ma voi siete belli, ce lo ricorderemo più spesso, ve lo promettiamo. Voi, oro a tavola, ambrosia, nettare degli umani in terra magica. Siete belli, eserciti donchisciottiani di diamanti al sole. Vi cureremo. A maggio sarete bellissimi.
A maggio sarete sani]

 

ulivi 2

Hildegard

Koelner Dom

Il Duomo di Colonia

 

 

Ho pareti di musica stanotte
a inchiostrare sapienza di me-femmina
che, cavando la lingua con tre dita
dalla bocca, navigante erte rotte,
la lascia volitare nella luce
stellante della musica-tremore
cangiandola in vertigine per rozzi
maschi che apprenderanno il moto audace

della mente nel farsi oriente e canto,
scangiandola in fuoco arduo ed ascendente
per moto della musica sapiente
spiralante vertigine: è l’incanto.
Bevo il mare e parola, inobliata
libertà, lunazione d’aritmetica
cadenza e pure spasmo se nell’uovo
la sapienza è una musica scavata

per le ascensioni del tuorlo (fiorisce
e me-femmina memore del passo
dei lupi e me-mondo di sé custode
quando impera violenza che ferisce).
Guaina di vita ora irrompi, o lingua
traverso il tempo-traccia transumante
giunco del canto zenitale, o lingua.