Per Fiammetta Giugni, in questo 10 aprile
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Affittai un appartamento a Berlino (Mitte)
ombre allargate sul divano
i palmi delle mani di Kleist avevano lasciato
un’illusione di se stesse sul muro
e i libriccini gialli di Reclam stavano
impilati per terra in corridoio
ogni notte si destavano i muri attanagliati dagli incubi
(gli aerei bombardano e le sirene trapanano il fegato)
un grande appartamento attraversato dalle luci
intermittenti della notte
il muro caduto da poco
e una speranza nuova
e i treni musicale sferragliare attraverso Bahnhof Zoo
ecco: ti racconto una stazione della mia vita (pur immaginata
eppure nella mente così reale)
ti racconto un amore (la mia Germania
e la sua lingua che amo oltremisura)
e ti penso con il tuo Rilke in una grande casa di pietra
appoggiata alla montagna
in questa stazione della vita dove s’arriva per ripartire.
Dallo stereo Johann Sebastian Bach: il pianoforte ben temperato.
Antonio! Sto cercando in tutti i modi di ricacciare la commozione e tu mi sorprendi così! Ultimo giorno fra gli animali, le fatiche, le gioie e i dolori del lavoro. Grazie per la vicinanza! Come dicevo poco fa ad Anna Bergma che come te mi ha pensato, per me inizia una nuova primavera.
Fiammetta carissima, ho riflettuto a lungo prima di donarti questa poesia-augurio, temevo che la prima parte potesse risultare troppo funerea, ma poi ho pensato che provare ad abitare una lingua significa “affittare” un appartamento dentro di essa e affrontarne anche i fantasmi, esattamente come fai tu quando abiti con la forza della tua grande poesia la casa delle tue lingue e dei tuoi ricordi.
Che inizi una nuova primavera di gioia e di poesia, carissima amica: auguri di tutto cuore.