Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: settembre, 2015

Compiuti destini 3

 

Sergio Endrigo

Ah, questa tristezza che insinuandosi soffia
silenziosa traverso le listarelle dal balcone…

Ti dimenticano: presto e facilmente.

E c’è quest’Italia, stretta tra
pompe di benzina e capannoni prefabbricati
vuoti.

Se non viene dalle mani scorticate
dal vento l’amore
se non viene e sale lungo gesti
precisi di musica
che cos’è?
solo amore mancato e dimidiato.

Ah, le cadenze della festa
e la sua fine anticipata …

 

 

Compiuti destini 2

 

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Ingeborg Bachmann gioca a scacchi

Il pensiero della propria morte scivola
insistente tra i pensieri
s’acquatta nell’angolo tra il lavello
e la cucina economica.
Non è desiderio di suicidio
né senile tristezza o terrea paura
ma passo della mente
nello svolgersi del tempo.

Concentrata sulla scacchiera
forse vede oltre alle frastagliate
forme dei pezzi
anche
il mosso profilo dei tetti di Roma

oltre agli schemi che difendano
il Re anche
il movimento delle dita quando
hanno cura di un amore.

La partita a scacchi non
è metafora della vita
né rimanda a simboli di sfida:
essa è tessitura di bellezza
geometria del movimento
sosta del silenzio tra passo

e passo.

 

 

Compiuti destini 1

 

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Baruch Spinoza

Levigare lenti mentre le chiatte si spostano
nei canali.
Agli attracchi caricano o scaricano
le merci.
Misurare il giusto spessore
per il miope
l’esatta curvatura
per sguardi golosi di mondo.
Nel vicolo di fronte una domestica
lava le mattonelle nell’andito.
Cantano sommesse le sarte
al piano di sopra.

Queste che leviga sono per il pittore
che, dicono, scorge Dio in ogni
particola di luce.
Un bambino fa ruotare la trottola
sull’assito.
La frizione del perno sul legno
è eco dei moti planetari.
Levigare lenti mentre la pentola sobbolle
nel cucinotto
la servetta sogna un amore
e le chiatte si spostano
nei canali.

 

Un grazie per Giovanni

 

1

 

 

Occorre una grande generosità e un’altrettanto grande fiducia nelle persone per organizzare un festival come Congiunzioni; Giovanni Asmundo ce l’ha e, per ringraziarlo pubblicamente della sua amicizia, ospitalità e premura, propongo un estratto del lungo poemetto che avevo scritto per il festival, pensando proprio al luogo (Spinea è vicinissima a Venezia) e a quelle congiunzioni tra le arti e tra i popoli che era il tema dell’incontro.

 

2

 

I magazzini del sale

Il ventoscrittura attraversa i magazzini del sale
suscita voci
stratificate dentro pareti già scheggiate dai passaggi testardi dei
sacchi da scaricare o caricare.

Mi scelgo una città e me la disegno
a immagine e somiglianza del desiderio.
Si chiami Venezia dove il passo è stretto tra
i magazzini del sale e l’andare, sempre andare,
andando, sempre andando.

Ma quell’altra Venezia non la voglio vedere
quel funebre ciarpame per turisti non lo voglio vedere.

È questa Venezia che m’accingo a dire
questa che, nell’arbitrio della scrittura,
comincia dai magazzini del sale
e si dipana rigo dopo rigo, no ma de.

 

3

 

Grandi dischi pitturati – è un universo ognuno –
traversano rotando la città galleggiante
e la lavano, finalmente ne dilavano le commerciali sozzure
e fanno delle facciate i grandi teleri dell’andanza

e andando, sempre andando
ascoltando, sempre ascoltando
guardando, sempre guardando
i percorsi del respiro le vertigini della mente
gli smottamenti dei giorni tu
sguardo, scrittura che vuoi essere sguardo
febbrile e avido
vedi
e ascolti
e crei!

Ho bisogno di un volto venuto da lontano che
m’insegni lo stratificarsi dei millenni e
la verginità dello sguardo umano sul mondo
(è ancora possibile uno sguardo vergine sul mondo?)

 

4
Ho bisogno di un libro di poesia per
imparare il pensare e il dire
e affidarmi a questo ventoscrittura

(……..)

 

 

Il volto dell’ultima immagine è una fotografia di Isabel Muñoz dalla serie che la fotografa spagnola ha dedicato al popolo Surma nel 1999.

 

 

Congiunzioni festival (Spinea, 12 e 13 settembre)

 

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