Quattro “farmacie” inedite di Christian Tito

 

tram-milano

 

Sono felice e orgoglioso di poter proporre qui su Via Lepsius questi quattro inediti del mio fraterno amico Christian Tito il quale, dando seguito ad una bellissima idea già concretizzatasi in più di un efficace testo nel suo Tutti questi ossicini nel piatto (Zona editrice, 2010), continua a meditare con rigore espressivo e partecipazione umana su di una quotidianità milanese e metropolitana che commuove e costringe alla riflessione. Farmacista di professione, Christian si serve di un punto d’osservazione in qualche modo privilegiato, la Farmacia, appunto, facendone il motore per una scrittura limpida e capace di diventare indagine e testimonianza. Penso ci sia un fervore di scrittura in questo momento che tenta di far presa su di una realtà altrimenti liquida e sommersa; che i poeti trovino nelle proprie professioni ragione e spinta verso la scrittura testimonia di una consapevolezza etica necessaria e irrinunciabile.

 

Farmacia 12

Dopo la fatica il tuo cervello
era ancora in balia della furiosa costruzione
che a te faceva costruire chiodi
che non avresti saputo mai
chi avrebbero crocifisso

io invece so benissimo chi sono i poveri cristi
che devo crocifiggere

così
dopo la fatica il mio cervello
è ancora in balia della furiosa umiliazione
che a me fa costruire soldi
spalmando i corpi di oli
(fossi almeno Maddalena)
riempendo le bocche di pillole
(per sentirla tutta la consistenza della morte)

e alla fine
con questo sorriso atroce che devo portare
attaccando tutti al legno
con colpi secchi di siringhe

 

Farmacia 13

Un minuto di ascolto totale
non posso darti che questo Nina
così mi porto via da Piazza Bonomelli
almeno la tua voce la tua luce

“sono venuta dalla Persia”
dici
“dietro me c’è una sventura”
dici
“due lauree non bastano a colmarla e con la seconda mi hanno dato un lavoro.
Si può dire stage lavoro?
Qui in Bonomelli è pieno di arabi,
Milano è piena d’arabi.
Quando mi hanno scelta sembravano felici
finalmente avremo qualcuno che può parlare agli arabi
ma io l’arabo non lo conosco.
Io
vengo dalla Persia”

ambita e ben pagata è l’ignoranza
questa è la luce la voce , qui, Nina

per questo tifo buio
e, del rumore, l’assenza

 

Farmacia 26

Dicono che a Quarto Oggiaro meglio non andarci
troppe rogne dalle fogne troppi topi
ma io mi addomestico al ratto
abbatto paure sono matto
svaniscono i mostri se mostri la luce
o meglio è la luce che mostra che i mostri
la tana migliore tra spazi interstizi
nel buio tenace tra i nostri neuroni

 

Farmacia 41
(al bar di fronte)

Le slave sono le peggiori
a quelle ci piacciono i soldi a quelle
non è che gli offri un drink
le porti a casa
ci fai quello che devi fare
arrivederci e grazie
no
a quelle ci piacciono i soldi a quelle
solo quelli sanno succhiare
a ‘sto punto vai sui viali che spendi meno
le chiavi
dove sono le chiavi?