Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: agosto, 2016

Leggende (1)

 

 

OriaPiazzetta

Oria, dove a partire dall’VIII secolo fiorì una comunità ebraica che seppe esprimere personalità eccelse per cultura e spirito d’accoglienza.

 

 

Di Rabbi Shelomoh che passò la lunga sua vecchiaia
coi piedi sepolti nella terra
siccitosa
d’un antichissimo oliveto.

Radici scaturirono dai suoi piedi.
Raggiunsero la sepolta vena d’acqua,
s’intrecciarono a radici d’altri olivi,
a pietre sepolte che pronunciavano la lettera aleph
e forse possedevano i segreti dell’Inizio.

Uccelli felici si posavano nella barba
e nelle chiome di Rabbi Shelomoh,
piogge di molti inverni incrostarono
di calcari in fantastiche forme
il viso dell’uomopianta.

Sua moglie, che scendeva ogni giorno
fino all’oliveto per nutrirlo con miele
e per recargli notizie dalla comunità,
gli leggeva le pubblicazioni più recenti
della filosofia,
della medicina,
dell’astronomia.

Gli uccelli gli suggevano il miele dalle labbra,
i bambini venivano a giocargli intorno,
ne ascoltavano le fiabe che felice narrava.

 

 

Lo spirito del mare, un cortometraggio di Christian Tito

 

Via Lepsius torna a ospitare un cortometraggio-poesia di Christian Tito e Nicola Sisci; ci sono momenti davvero tristi, come il presente, in cui uomini politici dotati evidentemente d’istinto criminale invocano “una pulizia” delle città, ignorando (o facendo finta d’ignorare) la responsabilità che comporta l’uso della parola in pubblico e che un certo modo d’esprimersi innesca la violenza e l’intolleranza; avverto che un forte desiderio di fascismo sta riattraversando il mio Paese e a tale desiderio mi ribello; il mio caro amico Christian, poeta, scrittore, musicista e cineasta, propone qui pochi minuti d’immagini e suoni: sono quegli intervalli di tempo in cui la mente cerca requie e concentra sé stessa per capire e riprendere, più lucida, a guardare la realtà e in tale realtà intervenire. Credo sia questa una delle direzioni in cui debba muoversi l’arte e ricordo che Christian è anche l’autore di un’altra straordinaria opera, I lavoratori vanno ascoltati, dedicata ai lavoratori dell’Ilva di Taranto e alle loro famiglie: pochi giorni fa polizia e manifestanti si sono fronteggiati a Taranto, perché le vittime dell’Ilva continuano a non trovare né ascolto né giustizia, ma l’appartenere alla stessa comunità umana, il riconoscersi negli occhi di un’altra persona hanno fatto sì che un poliziotto e una manifestante si abbracciassero, che entrambi si riconoscessero fratelli perché entrambi sanno che cosa significa ammalarsi di cancro a causa della fabbrica maledetta. E in giorni bui, nei quali si continua un processo avviato da molto tempo che sta portando all’erosione sempre più ampia dei diritti delle persone, noi, dai nostri eleganti e sofisticati blog di poesia e d’arte, continuiamo a discettare di poesia e d’arte – e invece pubblico un video come questo di Christian (e dopo gli altri già pubblicati) chiedendo a chiunque passi di qui e si soffermi a guardare e a leggere di non dimenticare quanto sta accadendo attorno a noi: dimenticare o rimuovere o esercitare indifferenza è un atto di complicità e in tal senso l’arte sarebbe un atto osceno.

 

 

 

Notturno del Brunelleschi (tema “edificare” e “umano”)

 

notturno_del_brunelleschi

 

 

Viandanti notturni sono i numeri,
gli archi tracciati dal compasso
divaricato fra la mente e la mano.

L’opera grande, lo slancio del Fiore,
non si fa per orgoglio, ma per devozione.

L’opera ardua, la curvatura dei mattoni,
non si fa per vanto, ma per umile ascesa.

Hoc opus babyloniense non, sed ex humo
per gradus ad contemplationem orbis.

Calcolare e disegnare fanno uno
col respirare e, in sospensione di respiro,
ascoltare.

Edificare non è pur solo saper vedere.
C’è musica nel numero, nella frazione
di circonferenza, nella retta tangente.

C’è musica nella notte dei disegni
e un silenzio che per scale armoniche
si dilata attorno.

Nel tempo concesso e tra le stilettate
immancabili del dolore l’ordine dei mattoni,
che lento ascende, risplenderà
a svellere

il cupo rancore
di chi soltanto bruca libri contabili
e numeri di cambiavalute.