Lo spirito del mare, un cortometraggio di Christian Tito

di Antonio Devicienti. Via Lepsius

 

Via Lepsius torna a ospitare un cortometraggio-poesia di Christian Tito e Nicola Sisci; ci sono momenti davvero tristi, come il presente, in cui uomini politici dotati evidentemente d’istinto criminale invocano “una pulizia” delle città, ignorando (o facendo finta d’ignorare) la responsabilità che comporta l’uso della parola in pubblico e che un certo modo d’esprimersi innesca la violenza e l’intolleranza; avverto che un forte desiderio di fascismo sta riattraversando il mio Paese e a tale desiderio mi ribello; il mio caro amico Christian, poeta, scrittore, musicista e cineasta, propone qui pochi minuti d’immagini e suoni: sono quegli intervalli di tempo in cui la mente cerca requie e concentra sé stessa per capire e riprendere, più lucida, a guardare la realtà e in tale realtà intervenire. Credo sia questa una delle direzioni in cui debba muoversi l’arte e ricordo che Christian è anche l’autore di un’altra straordinaria opera, I lavoratori vanno ascoltati, dedicata ai lavoratori dell’Ilva di Taranto e alle loro famiglie: pochi giorni fa polizia e manifestanti si sono fronteggiati a Taranto, perché le vittime dell’Ilva continuano a non trovare né ascolto né giustizia, ma l’appartenere alla stessa comunità umana, il riconoscersi negli occhi di un’altra persona hanno fatto sì che un poliziotto e una manifestante si abbracciassero, che entrambi si riconoscessero fratelli perché entrambi sanno che cosa significa ammalarsi di cancro a causa della fabbrica maledetta. E in giorni bui, nei quali si continua un processo avviato da molto tempo che sta portando all’erosione sempre più ampia dei diritti delle persone, noi, dai nostri eleganti e sofisticati blog di poesia e d’arte, continuiamo a discettare di poesia e d’arte – e invece pubblico un video come questo di Christian (e dopo gli altri già pubblicati) chiedendo a chiunque passi di qui e si soffermi a guardare e a leggere di non dimenticare quanto sta accadendo attorno a noi: dimenticare o rimuovere o esercitare indifferenza è un atto di complicità e in tal senso l’arte sarebbe un atto osceno.