Visioni 1: Candida Höfer
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
I libri di Napoli
Una luce come questa, ma secoli addietro un’idea della civiltà che varchi i limiti del presente e il filosofo che veniva a studiare in biblioteca aveva lo sguardo colmo di tempo, fiumi in riva ai quali sorgevano le città dell’uomo o mari che portavano navi e ancora libri una scienza nuova di cui abbiamo disperato bisogno se fotografa biblioteche è per amore dell’uomo che quelle biblioteche seppe costruire ivi raccogliendovi i libri equilibrio di sguardo e commozione e il filosofo guardava la notte varcare la distanza (lo scempio dei libri quando accade è anche scempio di persone) fotografa biblioteche (Bibliotheken photographiert sie so menschlich ihr Blick) un volume delle poesie di Leopardi e di Heine sarà certo tra le centinaia di volumi preziose poesie se la pagina è un po’ macchiata, l’angolo in alto un po’ spiegazzato, un biglietto del bus è rimasto nel volume a segnare un passaggio particolarmente bello fotografa biblioteche, fotografa luce sa che non basta il pane sa che un libro ha medesima natura dell’acqua: si muore di sete senza e una luna piena, un sole estivo sbalordenti abitano lo spazio della biblioteca perché ‘a luna rossa, perché il Nolano mentre scrive i poemi latini, perché l’acqua dissetante della poesia non devono smettere d’esistere un’idea d’umanesimo come costruita del legno scuro e nobile di scaffali alti fino al soffitto, ospitali di libri
dedico questa “visione” alle Biblioteche di Napoli, molte (e anche delle più antiche e preziose) abbandonate ai ladri, alle muffe, all’incuria più riprovevole – il “filosofo” è ovviamente Giambattista Vico e la Biblioteca da lui frequentata è quella dei Girolamini
Le foto provengono dal sito klatmagazine dov’è possibile leggere un’illuminante conversazione con l’artista tedesca.
Meraviglia!
Bravo!
Votre texte est tonique, excellent, d’une dignité vigoureuse et nécessaire. Merci à vous !
Yves Bergeret
Grazie per la lettura e i generosi commenti. Ma i libri di Napoli che vanno in malora rappresentano una più generale situazione italiana di disattenzione e incuria nei confronti della cultura.