Lisbona è esilio e ritorno
di Antonio Devicienti
Non avrò in quest’imbroglio
degli occhi (ma gradito
imbroglio) desiderio
d’un’altra vita se
dovrò inseguire ogni
finestra, ogni sprezzatura di luce,
ogni ombreggiatura delle facciate.
E vivere soltanto
nella scrittura è morte.
Marezzati nei vetri
come specchianti pagine
il dentro e il fuori danno
barbagli da memoria, sguardi, suoni.
Eppure ho visto la luce di Vilhelm Hammershøi nei suoi versi, anche lo stesso silenzio e la memoria che si posa sulle cose.
Grazie per questa emozione.
Grazie per questa suggestione, per questo suggerimento.
Grazie del passaggio.
Questi attraversamenti di Antonio. Parole del silenzio. Parole delle altezze.
Qui nelle ombre sui muri da cui diffonde saudade. E pure quella malinconia di Pessoa, che amo, come in : E vivere soltanto / nella scrittura è morte.
Grazie per esserci accanto, in vita e in segni, Antonio.
Commosso ti ringrazio, Annamaria: le tue parole sono per me viatico e incoraggiamento. Un generoso incoraggiamento.