Per Salvatore Toma
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Entri vestito d’una camicia di parole
(bianca. abbagliante)
e i muri di questo paese retrivo
e razzista si fanno incandescenti
bruciano i mortiviventi ‘nzerràti
nelle loro stupide case
e così brucia la pietraleccese
dopo secoli di falsa elegia
e la cartapesta dei santi fonde
liquida cola scorre
nella navata poi spinge al portale
di bronzo
spinge e l’apre sulla piazza
accanicolata
finalmente la canicola è una
col fuoco dell’irata poesia
che stringe alla gola gl’ignoranti
per soffocarli nella loro testarda inconsapevolezza
e calcinare la loro tracotanza di servi.
Dici parole di poesia
che sfondano finestre chiuse sulla
strada
e ne spargono taglienti lame di vetro
sull’ottuso appetito tacitato al tavolo
da pranzo. Finalmente
viene proclamata Libera Repubblica
d’antichi saggi animali
e di sapienti alberi
che governano il canto e il vento:
la loro non violenza sventra tutti i televisori
nel paese dei mortiviventi,
ha pietà del suolo intriso di veleni,
sbriciola la tracotanza peccaminosa
del cemento.
E noi, noi nuovi precari
e nuovi migranti,
noi ricchi di studi e di letture,
estenuati esteti senza passioni,
colti ed elitari,
impariamo da te
accogliendo in noi
il dolore e la delusione
la storia e la subalternità –
la memoria.
Oh, quelle force, quelle lucidité, quelle clairvoyance !
YB
J’étudie tes textes, cher Yves, je tente d’appliquer ce dont nous parlons si souvent.
La trovo splendida. Alla prima occasione la rapisco e la porto a “casa”.
Commosso, ringrazio. Le sue parole, carissimo Mario Santiago, mi riempiono di gioia e gratitudine nei suoi confronti. Vorrei aggiungere soltanto una cosa: questi versi nascono anche dalla grande preoccupazione che sento osservando l’ondata di fascismi vecchi e nuovi, di razzismo, di violenza verbale (e non solo) che stanno assassinando l’Europa (e non solo) – eccolo uno dei motivi per cui mi rivolgo con sempre più insistenza ai poeti libertari e ribelli.
Splendida e rabbiosa, ma con dentro una struttura feroce di incandescenza
Sono felice, Marco carissimo, delle tue parole; ero un ragazzo quando Salvatore (Totò) Toma divideva con le sue scelte di vita il paese (Maglie) in cui entrambi siamo nati; purtroppo non l’ho mai incontrato di persona, ma poi ho letto i suoi versi, ho imparato quanto necessaria sia una poesia come la sua.
[…] (Tratto da Via Lepsius) […]