Per Gerardo Marotta

di Antonio Devicienti. Via Lepsius

 

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Candida Höfer: Biblioteca dei Girolamini, Napoli, 2009

 

 

La morte di Gerardo Marotta ha suscitato qualche reazione sui maggiori organi d’informazione; ma voglio qui ricordare quanti ostacoli ha trovato l’opera generosa e illuminata del filosofo napoletano, quanta indifferenza il bisogno che aveva di spazi adeguati l’Istituto Italiano per gli Studi filosofici. Da Via Lepsius dedico ora a Gerardo Marotta pochi versi che siano testimonianza di gratitudine, ma anche di lucida ira rivolta contro chi, nel Sud d’Italia (ma non solo), continua un’opera d’impoverimento intellettuale ed etico dalle conseguenze devastanti; vivo in un Paese il cui grado generale d’istruzione continua ad abbassarsi, esponendo tutta la comunità a una deriva fascista e autoritaria che non intendo accettare – senza dimenticare che vaste zone di quello stesso Paese sono sotto il controllo incontrastato delle organizzazioni criminali.

 

 

IL NOLANO

Precipita, o notte, nella gola
stellata dell’orologio
e scava, se sai, nella voce scalena
della terra: proteggi
la fuga (l’ennesima)
del frate poeta e filosofo:
lo tradisce l’accento nolano
e non più – né in terre
luterane né papiste – non più
egli trova franca, gioiosa libertà.
Scegli allora, o notte, le solitudini
atroci dei sottoponti
e la cadenza matematica di disertati portici
ma non cessare, o notte, d’avvolgerlo
col desiderio del gelsomino
quando ubriaca il Luglio
e del foglio docile all’inchiostro,
al pensiero incline.