Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: Maggio, 2017

(Segnalibri) “Distratte le mani” di Daniela Pericone

 

Fermo immagine da “Caravaggio” di Derek Jarman: Tilda Swinton è Maddalena.

 

 

Vede la luce, per le edizioni Coup d’idée di Enrica Dorna, Distratte le mani di Daniela Pericone; libro minuziosamente preparato, esso propone una scrittura dalla sintassi vigorosa e dal lessico da un lato inventivo, dall’altro capace di confermare e celebrare la bellezza sublime della lingua italiana; non esistono sbavature o derive sentimentalistiche in questo libro, siamo innanzi a una poesia di pensiero, nella quale gli abissi vertiginosi del dolore e della gioia, dello slancio amoroso e della delusione affettiva, del rapporto col mondo e con sé stessi vengono guardati con fermezza e detti con una sprezzatura ormai rara, sprezzatura ch’è del ritmo e della parola – e anche nel ritmo e nella parola – dell’intelletto e dell’etica – e anche nell’intelletto e nell’etica.
Silenziosa e discretissima, Daniela continua a comporre libri nei quali la poesia è un atto di serietà e di assunzione di responsabilità nei confronti del mondo, perché forse la poesia non ha peso nelle cose della politica e della società e della finanza, perché forse i poeti sono degli stupidi illusi e dei fanciulli ingenuissimi, ma forse la poesia sa essere, contrariamente alla politica dei tantissimi politicanti e alla finanza ovunque predatoria, un atto (necessario) di umanità.

 

Domino lisboense

 

Un’illustrazione di Nicolas de Crécy dedicata a Lisbona.

 

(Questi versi nascono in seguito a una suggestione derivatami da un messaggio di Yves Bergeret che mi racconta di una solenne partita di domino cui ha assistito in un bar parigino frequentato da immigrati portoghesi):

Qui s’addensa il silenzio
posa tessera accanto a tessera
(la sera o Elevador da Bica
sale lentissimo e le mani
stanche reggono sacchetti
con la spesa o cartelle
di stropicciata pelle)
i pellegrini transitano dal giorno feriale
alla sera nel caffè, la radio accesa,
una birra ambrata nel vetro dei boccali
(bocche di pesci a sfiorare
incessanti i fianchi del Tago
come a baciare o a sostenere o a spingere
in modo inapparente la Città cromatica)
sì, cromature della macchina del caffè,
delle gambe dei tavoli,
sì, una tessera accanto all’altra,
un pensiero accanto all’altro
e le rughe nei volti (svoltando
dal Cais do Sodré lasciati i treni dell’esilio
nel giorno
si risale verso ondate di conversazione
lampioni accesi all’angolo del Bairro Alto
il mormorio dell’elettricità nelle lampadine
le rughe degl’intonaci)
tenace il concentrato silenzio
dei giocatori sposta numeri
come barche delicatamente
assorte sull’azzurro del tavolo.

 

 

Michel Foucault: da “Introduzione alla vita non fascista”

 

 

“Quest’arte di vivere, contraria a tutte le forme di fascismo, siano esse interne o prossime all’essere, si accompagna ad un certo numero di principî essenziali, che io, se dovessi fare di questo grande libro un manuale o una guida per la vita quotidiana, riassumerei come segue:

• liberate l’azione politica da ogni forma di paranoia unitaria e totalizzante;

• fate crescere l’azione, il pensiero e i desideri per proliferazione, giustapposizione e disgiunzione, anziché per suddivisione e gerarchizzazione piramidale;

• affrancatevi dalle vecchie categorie del Negativo (la legge, il limite, la castrazione, la mancanza, la lacuna), che il pensiero occidentale ha così a lungo sacralizzato come forma di potere e modo di accesso alla realtà. Preferite ciò che è positivo e multiplo, la differenza all’uniforme, il flusso alle unità, i dispositivi mobili ai sistemi. Tenete presente che ciò che è produttivo non è sedentario, ma nomade;

• non crediate che si debba esser tristi per essere dei militanti, anche quando la cosa che si combatte è abominevole. È ciò che lega il desiderio alla realtà (e non la sua fuga nelle forme della rappresentazione) a possedere una forza rivoluzionaria;

• non utilizzate il pensiero per dare un valore di verità ad una pratica politica, né l’azione politica per discreditare un pensiero come se fosse una pura speculazione. Utilizzate la pratica politica come un intensificatore del pensiero, e l’analisi come un moltiplicatore delle forme e dei domini d’intervento dell’azione politica;

• non pretendiate dalla politica che ristabilisca i «diritti» dell’individuo per come li ha definiti la filosofia. L’individuo è il prodotto del potere. Occorre invece «disindividualizzare» attraverso la moltiplicazione e la dislocazione dei diversi dispositivi. Il gruppo non deve essere il legame organico che unisce gli individui gerarchizzati, ma un costante generatore di «disindividualizzazione»;

• non innamoratevi del potere”.

 

Da: Michel FoucaultPrefazione all’edizione americana del 1977 di Deleuze, Guattari,  Antiedipo (1972) – traduzione di Carmine Mangone. La fotografia che correda l’articolo è stata scattata il 22 marzo 1977 ed è di Roland Allard, Agence Vu.

 

 

Del mondo, della lingua

 

Thomas Ruff: “m. d. p. n. 33”

 

entrava nella lingua
tentando di dire il mondo da lì:
gli ripugnava subirlo –
galleggiarvi dentro per improvvisi
inconsapevoli spasmi –
per immeditati gorghi di percezioni.

distanziare il mondo da sé
e dirlo
continuamente riorganizzando
il paesaggio della lingua
la quale non fa presa sul mondo

ma ne sta
contemporaneamente
dentro e fuori.