Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: marzo, 2018

10 Testi: 10

 

 

 

Spavento del libro:
spavento è batticuore e possessione
ché solo un esistere è dato
da vivere fino alle faglie irrequiete del dire.
Chi a lenti lentissimi passi
traversa il campo innevato
vi scopre le tracce della volpe
sapendo in ogni cristallo di neve
la geometrica concettualizzazione
del costruire pensiero dopo pensiero –
costui s’avvolge d’un soprabito di poverissima
fattura, eclissi di sé stesso.
Ed emerga infine il nome taciuto e alluso
dissimulato e velato. Herisau.

 

 

Una strada verso casa

Pagine manoscritte da Timbuctù.

(Questo testo è dedicato a tutte le ONG  che, operanti nel Mediterraneo, sono state criminalizzate e, in questi giorni, usate per istituire il “reato di solidarietà”).  

Che cos’è una casa?

Lo spazio dello sguardo condiviso, l’esigenza politica che qui si faccia comunità di pensieri e d’intenti, un battello ormai inservibile e che non si può tornare indietro e che bisogna accendere un fuoco, cuocervi il pane, vegliare l’operosità dei giorni.

Casa è
l’acqua da condividere, la soglia d’alberi benigni, ancora andare, perché casa è nello sguardo comune,

casa vorrebbe meditante solitudine, ma anche il chiamarsi delle voci dalla veranda e dalle rotte erratiche della biblioteca.

E andando, sempre andando si fa casa, così come si fa giorno per rotazione naturale del continente attorno al suo perno di luce e l’esigenza culturale di stare insieme, usare parole, aprire lo sguardo, gli sguardi.

Zoran Music alla Galerie Bordas di Venezia

 

 

Domenico Brancale mi scrive che alla Galerie Bordas di Venezia il 23 marzo si aprirà un’esposizione di opere su carta di Zoran Music; ne trovo l’annuncio anche sul blog  Il Primo Amore.

Molto volentieri da qui, da Via Lepsius, mi associo a quello che spero possa diventare un passaparola efficace affinché molte persone visitino la mostra e, mi preme in modo particolare sottolineare, occasione per tornare a riflettere sull’opera e sull’esistenza di un artista che, in questi anni di razzismo, fascismo e antisemitismo fortemente riemergenti, continua a testimoniare la necessità della memoria e della consapevolezza storica; l’intera opera di Music è sia testimonianza dello sterminio, sia poeticissima riaffermazione di amore alla vita, ai luoghi, alla fantasia, all’arte tout-court  che, ancora, può far rimanere gli uomini umani e impedir loro ch’essi ripiombino in epoche feroci di bestialità e intolleranza.

 

 

Le due opere che illustrano quest’articolo provengono dal sito della Galerie Bordas.

 

 

10 testi: 9

 

Elio Ciol: “Ombre sulla neve” – Casarsa del Friuli, 1953

 

Se la neve non avesse questo suo perfetto
biancore
forse l’angoscia di violarla, offenderla,
sporcarla sarebbe minore:
il sole di dicembre la cristallizza
in fecondo inverno, ogni
tratto di sentiero promette un enigma che
non abbuia, ma splende
e le cose del mondo chiedono
d’essere raccolte tra le mani
della mente perché
qualcuno minaccia con risentimento
e cupa rabbia, martella parole d’odio,
le ripete e ripete, si conquista proseliti.

 

 

Pensieri di un militante mentre torna a casa, solo, dopo i funerali di Enrico Berlinguer

 

 

 

 

“Siamo più soli adesso
e il sentimento non sa accordarsi
alla ragione che, pure, impone
continuità e necessaria lucidità.

Compagno carissimo…

Ho guardato la nuca di chi
mi stava davanti e i profili di chi
mi era accanto
ho sentito ch’erano sorelle, fratelli
nel comune silenzio
e ho paura di perderli,
di non più rivederli.

Compagno carissimo…

Abbiamo il compito di portare
avanti le idee,
d’appartenere, liberi, a queste strade
che invitano al ritorno a casa
dove il pane nella credenza,
i libri sul tavolo, la fatica
del giorno hanno il nostro volto
e i nostri desideri.

Compagno carissimo…

Non prelude all’estate questo giugno,
ma a un faticoso cercare
il tempo futuro nel lutto.

E dopo il ritorno a casa
di nuovo uscire in strada
e andare in direzioni non
deplorevoli, non umilianti.

Compagno carissimo…”

 

«Compagni, lavorate tutti, casa per casa, strada per strada, azienda per azienda» (Discorso di Padova del 7 giugno 1984).