Tempo presente
di Antonio Devicienti
Conosci bene e ti ridici (da decenni lo fai, inesausta), o mia scrittura, le parole di Fortini:
Scrivi mi dico, odia
chi con dolcezza guida al niente
gli uomini e le donne che con te si accompagnano
e credono di non sapere. Fra quelli dei nemici
scrivi anche il tuo nome. Il temporale
è sparito con enfasi. La natura
per imitare le battaglie è troppo debole. La poesia
non muta nulla. Nulla è sicuro, ma scrivi.
Traducendo Brecht, da Una volta per sempre, Einaudi, 1978.
E queste parole ti tornano oggi, mentre l’Italia e l’Europa continuano a smarrire sé stesse, chiusi i porti della mente e del cuore.
Soffri, mia scrittura, tu soffri in questo clima violento e asfissiante, stai affondando in una tristezza senza riscatto. E non ti rassegni. Riesci a pensarti soltanto in atto di lotta e di ribellione, un “no” urlato in faccia ai potenti di turno, ai razzisti feroci e certi delle proprie ragioni, alle anime belle che continuano, delicate, a poetare.
E infatti non scriverai più dei loro libri belli e delicati (e, in verità, da molto tempo non lo fai più), mia scrittura, li lascerai a crogiolarsi nella loro consolante cecità.
È vero: la poesia non muta nulla, ma, mia scrittura, visto che hai scelto proprio la poesia, continuerai caparbia a discendere nell’inferno contemporaneo, non tradirai e non dimenticherai, guarderai, gli occhi bene aperti, la mente irata, la certezza della lotta e del dissenso.
Innanzi a te stessa, mia scrittura, hai preciso il dovere di rispondere del tuo andare alla deriva, fatina dei buoni sentimenti, fine cultrice di musiche squisite.
Sii tribunale di te stessa, mia scrittura e, se tradirai, condànnati senza remissione, senza attenuanti, senza condiscendenza.
Ancora Franco Fortini: “Kafka ha descritto per sempre, viaggiando le proprie solitudini, una atroce provincia umana”. Ancora Franco Fortini: “ Con una leggerezza, della quale ci sarà chiesta ragione dalle future generazioni, una intera parte del mondo moderno ha deciso di fingere di credere alla morte di Dio”.
Ancora stamattina leggevo che nell’uomo curiosità e generosità non possono esistere separatamente. La scrittura è curiosità e generosità, dovere morale, una persona curiosa è almeno un po’ migliore di questi governanti che promettono tutto e niente.
La tua scrittura scava sulle storture di “questo clima asfissiante e violento” dentro cui siamo immersi, per riconoscere l’altro andando sulla medesima via, per incontrarlo.
Qu Yuan: “ …anche offeso, intreccerò orchidee…”.
Grazie, carissimo, anche perché sei tra i pochissimi a cercare un dialogo, ad ascoltare e a rispondere.
Caro Antonio, sono tristissime queste tue riflessioni. É tremendamente vero: la devastazione dell’oggi che per tanti “versi” (oh sì, anche i versi possono pervertirsi) c’incalza, arriva a obnubilarci, ma mai sarà capace di abbatterci del tutto. Non so perché ti fanno adirare “le anime belle che continuano a poetare”. Perchè dici questo? Non pensi che la Poesia possa nascere, come ha sempre fatto, anche da abissi attraversati? Pensi che tutti gli scriventi continuino imperterriti a “delicatamente poetare” intoccati dalla deriva intorno, anche dalla loro stessa deriva? Forse questa ignavia del dialogo in cui anneghiamo è la prova della nostra generale collettiva sconfitta. Ho imparato negli anni a coltivare l’indulgenza, dialogando con l’effimero e l’oscuro che siamo. Non accuso nessuno di nulla, se non coloro che si macchiano scientemente di crimini contro l’umano. Non è più tempo di adirarsi contro chi non ci legge, non dialoga, si assenta, si chiude, di sicuro avrà mille motivi per farlo, di sicuro sta sentendo il suo un vuoto, e non ne gioirà. Non devi più scrivere sui libri, se in cambio ti aspetti attenzione e assidua cura. Lo so, tantissimi si comportano da ingrati, continueranno a scrivere e pubblicare, ma magari saranno anche cose buone. Perdona il loro volersi estraniare, magari si stanno cercando, brancolano in cerca di se stessi prima che di te. Hai tutta la tua straripante umanità per un sereno cammino (finchè questa società autodistruttiva lo permetterà), non la piegare verso il basso. Speriamo nel pensiero che salva. Perdoniamo. Ne avremo qualche luce. Tua amica annamaria
Caro Antonio, sono tristissime queste tue riflessioni. É tremendamente vero: la devastazione dell’oggi che per tanti “versi” (oh sì, anche i versi possono pervertirsi) c’incalza, arriva a obnubilarci, ma mai sarà capace di abbatterci del tutto. Non so perché ti fanno adirare “le anime belle che continuano a poetare”. Perchè dici questo? Non pensi che la Poesia possa nascere, come ha sempre fatto, anche da abissi attraversati? Pensi che tutti gli scriventi continuino imperterriti a “delicatamente poetare” intoccati dalla deriva intorno, anche dalla loro stessa deriva? Forse questa ignavia del dialogo in cui anneghiamo è la prova della nostra generale collettiva sconfitta. Ho imparato negli anni a coltivare l’indulgenza, dialogando con l’effimero e l’oscuro che siamo. Non accuso nessuno di nulla, se non coloro che si macchiano scientemente di crimini contro l’umano. Non è più tempo di adirarsi contro chi non ci legge, non dialoga, si assenta, si chiude, di sicuro avrà mille motivi per farlo, di sicuro sta sentendo il suo vuoto, e non ne gioirà. Non devi più scrivere sui libri, se in cambio ti aspetti attenzione e assidua cura. Lo so, tantissimi si comportano da ingrati, continueranno a scrivere e pubblicare, ma magari saranno anche cose buone. Perdona il loro volersi estraniare, magari si stanno cercando, brancolano in cerca di se stessi prima che di te. Hai tutta la tua straripante umanità per un sereno cammino (finché questa società autodistruttiva lo permetterà), non la piegare verso il basso. Speriamo nel pensiero che salva. Perdoniamo. Ne avremo qualche luce. Tua amica annamaria
Prose splendide et profondément humaine ! YB
Carissimo Antonio, leggo queste tue parole solo oggi, al rientro da un lungo viaggio che ho voluto compiere attraverso un’Italia altra, fatta di porti aperti e integrazione data per scontata… è senza dubbio un periodo nero e anch’io sono spessissimo avvilito. Ma ho appena toccato con mano altre realtà forti, resistenti o resilienti, che mi hanno restituito fiducia. Non abbatterti mai oltremisura, poiché sei un costruttore di questo mondo.