Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: luglio, 2018

“Una fede in niente ma totale”

 

 

 

Chi segue con generosità e affetto Via Lepsius conosce il forte legame che da sempre mi lega alla Dimora del tempo sospeso; proprio per la Dimora lavoravo da lungo tempo a un testo dedicato al Maestro Claudio Parmiggiani e sono felice di segnalare il “link” al LXXXI Quaderno delle officine “Una fede in niente ma totale” appunti presi per bisogno di capire l’oggi.

Il mio grazie va a Mario Santiago, a Francesco Marotta, a Domenico Brancale e alla Galleria de’ Foscherari di Bologna.

 

 

Paesaggi d’Italia II

 

 

 

…e tu continua a studiare, a scrivere, dico,
fallo anche quando la tristezza sale sale
fino a dominarti,
fallo anche quando ti senti impotente
e sconfitto

…e tu non cedere
anche quando la paura ti esplode dentro

…sii forte contro gli insulti che verranno
guarda dritto negli occhi la violenza montante
e la solitudine che ti cresce intorno

…siano i libri, i diletti compagni di sempre,
non rifugio ma arma di resistenza
non consolazione ma lucido sguardo

e resti ferma la volontà a mutare
lo stato delle cose
malgrado le tue inadeguatezze
malgrado le tue viltà
malgrado l’imbecille te stesso cui mai perdonerai

 

 

 

Paesaggi d’Italia

 

 

(a mia figlia, da poco diciottenne)

Perdonami, carissima,
se non so fermare questa marea
violenta e fascista che monta, monta
con deliberata volontà
di spargere sangue.

Avrei desiderato ben altra Italia
per te che vai incontro ora
ai tuoi diciannove anni.

Sempre m’intenerisco quando
ti vedo concentrata sulla versione di greco,
impegnata a studiare i prediletti Francesi.

E anche tu senti
le rabbiose contumelie urlate
senza sosta in queste città
ormai disumanate.

Da sempre ho desiderato un’altra
Italia e un’altra
Europa –
ma non ho saputo donartele,
sognarle sì, le ho sognate
e le sogno,
ma donartele ulteriore atto d’amore
per te
e viatico dalla mia
alla tua generazione questo no:

non l’ho saputo fare.

 

 

 

Il Cairo

 

Eduard Spelterini: Il Cairo, 1904, fotografato da un pallone aerostatico a 500 metri di altezza.

 

Quando dalla città immensa
gli Occidentali vengono a vendermi i loro acquerelli
li congedo con brusca gentilezza:

il silenzio dell’angelo è grido acuminato che
sbianca i papiri della notte,
dico loro,
voi siete stati nella città dell’
angelo, ne sapeste udire
la voce ma non il silenzio,
ne portate negli occhi gli sfarzi
ma non le assenze,
non gli orci vuoti d’acqua,
non gli addolorati voli sotto cupole d’alabastro.

Ai loro occhi sgranati appaio un pazzo.

 

 

Fondo sonno del legno…

 

 

 

 

Fondo sonno del legno,
non estraneo al circolare di linfe,
ma antichissime ormai
e sempre più lente, gravi, infine
ferme.

…………….Il sonno
avverte come tocchi
di
sgorbia
a
levare
riccioli di legno
ha voce remotissima
che appressandosi poi
lo dirada, lo pone a stare eretto
(nudi i piedi e mani a giungersi in preghiera)
(lunghissimi capelli e sporchi)
il sonno
ecco
abbandona infine gli occhi
e tu mi appari
sudate le mani sulla sgorbia ancora da riporre,
tu, lo scultore, mia creatura.

(Maddalena penitente, appena finita
di scolpire,
rivolgendosi a Donatello)