Fondo sonno del legno…
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Fondo sonno del legno,
non estraneo al circolare di linfe,
ma antichissime ormai
e sempre più lente, gravi, infine
ferme.
…………….Il sonno
avverte come tocchi
di
sgorbia
a
levare
riccioli di legno
ha voce remotissima
che appressandosi poi
lo dirada, lo pone a stare eretto
(nudi i piedi e mani a giungersi in preghiera)
(lunghissimi capelli e sporchi)
il sonno
ecco
abbandona infine gli occhi
e tu mi appari
sudate le mani sulla sgorbia ancora da riporre,
tu, lo scultore, mia creatura.
(Maddalena penitente, appena finita
di scolpire,
rivolgendosi a Donatello)
Veramente notevole! Questo ribaltamento fra creatore e creatura apre orizzonti al pensiero. Un saluto affettuoso dalla Croazia, mia patria estiva.
Oh, Fiammetta, grazie! Ti penserò allora accanto al caro olivo, per te e per me creatura straripante di segni.
Ti dirò: con il passare del tempo mi rendo conto che è il creatore a essere creato dalla sua opera e non viceversa, perché ogni nuova opera è ricominciare da zero, è rimettersi in gioco, è dubitare di sé stessi. E, inoltre, ogni piccolissima nuova opera appartiene all’immane comunità delle opere (non solo di quelle cosiddette “d’arte”) venute alla luce nei millenni.
En plus de la beauté de langage de ce poème, ce que j’y aime beaucoup c’est qu’il donne parfaietment à voir et à sentir, même à toucher, la main du sculpteur : poseur de signes…. ici “creuseur de signes”.