Ludwig Mies van der Rohe in conversazione con Marino Marini
di Antonio Devicienti
M. v. d. R.: Mi commuove pensare
che questo ritratto, caro amico,
sia nato dalle sue mani:
la immagino lavorare il gesso
informe, terra e acqua, un grumo
di materia da manipolare,
da portare vicinissima alla forma
che la mente ha immaginato.
Quale luogo nel corpo umano
più spirituale della testa?
Ma sono state le mani
a lavorare, le mani
a sporcarsi delle sostanze
collose e gessose della materia.
M. M.: Vivo giorni a pensare
una testa, ore di meditante
sprofondamento.
Il volto, lo sguardo, le rughe, la curvatura del cranio,
la sporgenza delle tempie,
ma non è “naturalismo”, lei comprende:
né quella che gl’idealisti chiamano “essenza”.
Quello che cerco sta dentro
la terra e dentro il pensiero.
Contemporaneamente.
M. v. d. R.: Lo chiamo “abitare”:
si abita l’atto di sorseggiare un caffè,
di leggere la Montagna
Magica, di disegnare una veranda
che dà sul bosco: e anche l’atto
di portare fuori la spazzatura,
di vedere le proprie mani invecchiare.
M. M.: I colpi dei polpastrelli
e della spatola nel gesso sono
l’alfabeto di questo nostro invecchiare
che ci avvicina alla felicità
d’una misura inseguita e quasi trovata
fra noi
e il mondo.
Vivere, amico caro, mi sembra
sempre un avvicinamento,
l’appressarsi del tatto
alla materia,
del respiro al tempo che l’accoglie
e lo dimentica.
Merci pour ce poème, magnifique méditation sur ce que sont l’espace tactile et la personne humaine dans cet espace, que je crois le premier de tous.
YB
C’est ton enseignement, cher Yves, qui agit dans mon écriture: merci à toi!
Se parlaste in italiano, sarebbe meglio.
Grazie.
Mi perdoni, ma non capisco bene il suo commento. Forse si riferisce al fatto che Yves Bergeret (poeta, scrittore e studioso di lingua francese) ha commentato usando la sua lingua madre e io gli ho risposto nel mio stentato francese? Tengo a precisare che “Via Lepsius” ha l’ambizione di essere ANCHE uno spazio in cui le tante lingue del Mediterraneo e del mondo possano incontrarsi.
Non tutti sono in grado di comprendere la lingua francese e le lingue in genere. Usateci la cortesia di esprimervi in maniera chiara e comprensibile. Grazie.
Gentile Sergio Falcone,
qualunque commento scritto in francese, tedesco, etc. è chiaro e comprensibile – basta avere la buona volontà di farsi tradurre quanto si legge; per me è motivo d’orgoglio che su “Via Lepsius” compaiano commenti scritti non solo in italiano – i miei stessi articoli abbondano di citazioni da autori di lingua madre non italiana, coerentemente con le mie personali convinzioni in ambito culturale e politico; penso che “esprimersi in maniera chiara e comprensibile” nulla abbia a che vedere con la lingua usata di volta in volta in un articolo, in un testo letterario o in un commento.
Que soient mille fois remerciés et félicités Antonio Devicienti et Vialepsius pour leur incessante recherche éthique et littéraire qui permette de dépasser les violences et les impérialismes divers qui ont entravé et entravent encore la pensée européenne ;
pour leur incessante recherche éthique et littéraire qui permette de trouver dans la densité et la profondeur des langues romanes ou autres la subtilité et la générosité ouverte de la pensée !
Yves Bergeret