“Tutti i poeti sono Ebrei”
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Все поэты жиды (Marina Cvetaeva)
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Fu sorpreso che piangeva, sommesso, appartato, in una strada di Tubinga: quella che, dallo Stift, discende in curva verso lo Holzmarkt.
Lo videro due bimbi appena usciti da scuola che gli chiesero se fosse triste.
Ma non di tristezza piangeva.
Come avrebbe potuto dir loro: “No, non di tristezza piango, ma perché mi sovrasta e preme e possiede quel Grande ch’è qui, che non se n’è mai andato da qui?”
Si rasciugò gli occhi, si accovacciò ad altezza dei bimbi, sorrise loro.
Fu istintivo il gesto di regalare un marco ciascuno, unico modo tangibile che aveva per ringraziarli di quella domanda spontanea, di quella gentile attenzione che gli veniva incontro dal proprio futuro (forse anche obolo per Caronte da pagare in riva al fiume dell’inabissamento, mentre la persecuzione non finisce, non è ancora finita).
(Tübingen, Jänner)
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An Zimmern
Die Linien des Lebens sind verschieden
wie Wege sind, und wie der Berge Gränzen.
Was wir hier sind, kann dort ein Gott ergänzen
mit Harmonien und ewigem Lohn und Frieden.
A Zimmer
Sono molteplici le andanze della vita:
sentieri e profili ultimi di montagna.
Quanto qui siamo può colmarlo laggiù il divino
per armonie e incessante ricompensa e pace.
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commozione