A proposito dell’uscita presso Algra Editore del Tratto che nomina / Le trait qui nomme di Yves Bergeret scrive Francesco Marotta in una nota sulla Dimora del Tempo sospeso:
“Regalarsi questo libro, darne notizia e farlo circolare, è un atto concreto di “resistenza” contro la barbarie fascista e razzista che sta sommergendo il vecchio continente; è un omaggio a una comunità, quella dei “posatori di segni”, assediata dall’integralismo e dal fanatismo religioso; è un riconoscimento all’impegno e al coraggio di un piccolo editore che si è accollato l’onere di una pubblicazione che nessuno avrebbe mai realizzato”.
Il Maestro Claudio Parmiggiani che seppellisce una sfera d’argilla (Terra) in un punto del suolo difficile (se non impossibile) da ritrovare propone una linea di condotta nella penuria contemporanea: creare percorrendo sentieri di silenzio, studiare e meditare, sottrarsi al rumore, lasciarsi interrogare dal mondo. Seppellire l’opera nel buio. Che ne resti soltanto la memoria da tramandare di bocca in bocca. Sarà lievito insospettato, celato, invisibile eppur presente.
Ma è sufficiente a contrastare la barbarie contemporanea?
Forse no, ma è presenza di pensiero, atto etico.