Su Genova scalena, Caterina Fieschi Adorno e altro ancora (attraversando “L’opera in rosso” di Massimo Morasso)
Ripropongo da Via Lepsius un mio saggio relativo al libro di Massimo Morasso L’opera in rosso che avevo già pubblicato tempo addietro su Carteggi Letterari; la stesura proposta qui è in alcuni punti differente dalla precedente e aggiornata anche in riferimento ai libri più recenti dell’autore genovese (A. D.)
L’opera in rosso, libro edito da Passigli nel 2016, possiede quella serietà di concezione e di costruzione artistica, intellettuale, etica di cui abbiamo bisogno se vogliamo che la scrittura continui a rivendicare il diritto di farsi ascoltare e il proprio ruolo di presenza in mezzo agli uomini – non avrebbe senso, altrimenti, prendere in mano un nuovo libro di versi, leggerlo, attraversarlo se tale libro non fosse in grado di segnarci la mente, ferirla se necessario, comunque destarla. E L’opera in rosso nasce nello e dallo stesso alveo di un altro libro pure necessario di Massimo Morasso, intendo dire Il mondo senza Benjamin (Moretti & Vitali Editori, Bergamo 2014): la Nota dell’Autore che chiude il volume Passigli inizia con la lapidaria affermazione «questo libro è stato scritto nel 2014» (p. 103), il libro Moretti & Vitali giunge in libreria, lo ripeto, sempre nel 2014, intercorrono due anni tra la stesura dell’Opera in rosso e la sua pubblicazione, in ogni caso s’intuisce la continuità nella ricerca di Massimo Morasso, dimostrata, oltre che in termini temporali, in quelli tematici e bibliografici e questo è uno dei motivi per cui costruirò quest’attraversamento in parte anche in forma di spola tra i due libri (esistono una complessità e una ricchezza notevoli e rare nel lavoro morassiano, per cui nessuno dei libri dell’autore genovese resta isolato rispetto agli altri). Leggi il seguito di questo post »