Pensieri di Jean Barraqué mentre compone la musica per “Le temps restitué” dal secondo libro della “Morte di Virgilio” di Hermann Broch
la loi et le temps: il tempo, sì, la legge, sì, cominciare, avviare l’œuvre che, sospesa, ripresa, ripensata, ancora resterà sospesa, per anni e ancora anni. Mai terminata, già lo so, il mai è la legge profonda del tempo.
E il libro che avvia la musica (un tuo dono, amore mio) mi parla e mi strega, mi ossessiona e mi esalta. Um lauschen zu können, um lauschen zu können: afin d’être en mesure d’écouter. De comprendre.
symbole de nuit: fantasmi, notte stellata, fantasmi. Sorgono e svaniscono, giungono dall’anfiteatro del tempo, parlano e svaniscono. Zum endgültigen Sinn: en chemin vers le sens définitif. Lì attende la libertà.
portail de la terreur: sempre questa soglia che dà accesso all’abisso indiscernibile. Si chiami morte, si chiami nulla, si chiami erebo: debole l’arte, disarmata e impotente. E tutto il fluire di vita, di morte: distruggete i manoscritti!
… l’inachèvement sans cesse: sia distrutta l’œuvre, distruggetela! oscuramente intuisco è nell’incompiutezza la sua ragione, la sua direzione, il suo parlare. L’inachevé au sommet de la sagesse – vielleicht, peut-être, maybe… non cessa il dolore.
car ce n’est que pour l’erreur: erranza, non errore (sbaglio, mancanza) voglio sperare, andare errando incontro all’unità, per incontrare l’unità talvolta solo sfiorata: essere e non essere, vivere e morire – interregno del congedo l’arte, l’arte non ode che voci indistinte, disordinate: basta, finire. C’est fini, ça va finir…
Un canto dopo l’altro, oltre la casualità, ancora congedi, lacerazioni, errori.