Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: marzo, 2021

Pensieri di Jean Barraqué mentre compone la musica per “Le temps restitué” dal secondo libro della “Morte di Virgilio” di Hermann Broch

 

 

la loi et le temps: il tempo, sì, la legge, sì, cominciare, avviare l’œuvre che, sospesa, ripresa, ripensata, ancora resterà sospesa, per anni e ancora anni. Mai terminata, già lo so, il mai è la legge profonda del tempo.
E il libro che avvia la musica (un tuo dono, amore mio) mi parla e mi strega, mi ossessiona e mi esalta. Um lauschen zu können, um lauschen zu können: afin d’être en mesure d’écouter. De comprendre.

symbole de nuit: fantasmi, notte stellata, fantasmi. Sorgono e svaniscono, giungono dall’anfiteatro del tempo, parlano e svaniscono. Zum endgültigen Sinn: en chemin vers le sens définitif. Lì attende la libertà.

portail de la terreur: sempre questa soglia che dà accesso all’abisso indiscernibile. Si chiami morte, si chiami nulla, si chiami erebo: debole l’arte, disarmata e impotente. E tutto il fluire di vita, di morte: distruggete i manoscritti!

… l’inachèvement sans cesse: sia distrutta l’œuvre, distruggetela! oscuramente intuisco è nell’incompiutezza la sua ragione, la sua direzione, il suo parlare. L’inachevé au sommet de la sagesse – vielleicht, peut-être, maybe… non cessa il dolore.

car ce n’est que pour l’erreur: erranza, non errore (sbaglio, mancanza) voglio sperare, andare errando incontro all’unità, per incontrare l’unità talvolta solo sfiorata: essere e non essere, vivere e morire – interregno del congedo l’arte, l’arte non ode che voci indistinte, disordinate: basta, finire. C’est fini, ça va finir…
Un canto dopo l’altro, oltre la casualità, ancora congedi, lacerazioni, errori.

 

 

 

 

 

Rondini e poeti

 

 

La gentilezza e la delicatezza della poesia di Alessandro Quattrone tornano a visitare Via Lepsius un paio di anni dopo La gentilezza dell’acero: è La rondine presente (Passigli Editori, Bagno a Ripoli 2020) a profilarsi con i modi cordiali e meditativi che già conosciamo:

Ma davvero da qualche parte c’è
chi aspetta le nostre parole
come un giardino aspetta api e farfalle,
anzi come un filo d’erba aspetta
senza sapere nemmeno che cosa? (p. 84)

La gente entra ed esce, va e viene,
discute, scherza, ride, si accapiglia
puntigliosa, fa programmi
e prende nuovi appuntamenti
dentro il bar dove a un tavolo appartato
qualcuno cerca la coincidenza
fra l’evento e la parola. (p. 86) Leggi il seguito di questo post »

Su “Minime circostanze” di Marco Furia

 

Thomas Ruff: Interieur 1d, 1982.

 

La Collana Blu 77 dell’Associazione Culturale Contatti di Genova viene inaugurata dal libro Minime circostanze di Marco Furia che prosegue la particolare ricerca e la particolare forma di scrittura già esercitate in Tratteggi. Marco Furia continua cioè a usare il linguaggio – letteralmente lavorandolo in forme lessicalmente e sintatticamente nette perché tendenti a distanziare chi scrive e chi legge dall’oggetto descritto o dalla situazione rappresentata – al fine di perseguire una conoscenza del reale non sentimentalistica né lirica, ma, anche in termini filosofici, chiara e distinta.
Nel medesimo tempo l’effetto di una tale scelta di scrittura è da un lato spesso ironico (più di una circostanza, in partenza non proprio gradevole oppure fastidiosa, si delinea poi, tramite un tale modo di rappresentarla, ridicola o comunque ridimensionabile nelle sue premesse e nei suoi portati), dall’altro dice della nostra stessa situazione esistenziale nel tempo e nella realtà presenti, della nostra frequente estraneità o inadeguatezza a circostanze e a oggetti che, pure, costruiscono e condizionano la nostra quotidianità, determinano il nostro umore e il nostro modo di vedere e di percepire il mondo. E nella situazione che a ragione si potrebbe definire “refertata” dalla scrittura di Furia s’innestano, talvolta e inattese, rapidissime incursioni dal tono affettuoso e cordiale, divaricando ulteriormente il punto d’osservazione dall’osservato. Leggi il seguito di questo post »

Ingeborg Bachmann: Harlem

 

 

Harlem

Von allen Wolken lösen sich die Dauben,
der Regen wird durch jeden Schacht gesiebt,
der Regen springt von allen Feuerleitern
und klimpert auf dem Kasten voll Musik.

Die schwarze Stadt rollt ihre weißen Augen
und geht um jede Ecke aus der Welt.
Die Regenrhythmen unterwandert Schweigen.
Der Regenblues wird abgestellt.

(aus: Anrufung des großen Bären, 1956)

 

Harlem

Le doghe delle nubi si dissolvono,
setacciata la pioggia nei cavedi,
balza la pioggia dalle scale antincendio
e strimpella sul casermone colmo di musica.

La città nera rotola i suoi occhi bianchi
ed esce dal mondo a ogni angolo.
Nei ritmi della pioggia s’infiltra silenzio.
Il blues della pioggia s’interrompe.

(A. D. Via Lepsius)

 

 

 

 

 

Il “manufatto poetico” di Lorenzo Mari

 

 

 

Tarsia/Coro di Lorenzo Mari (Zacinto Edizioni, Milano 2021) è un “manufatto poetico” (tale il bellissimo titolo della collana) in forma di dittico, di due “tarsie”, appunto, posate l’una accanto all’altra che sono due sequenze di scrittura dalla concezione e dalla struttura corale: Malco [mix] da un lato e Vertigo / Lai dall’altro.
Entrambe le parti del libro nascono dall’incontro con la musica e con l’arte performativa, per cui andiamo a leggere parole che vanno immaginate anche recitate ad alta voce e intimamente connesse con la musica: Malco con la sonorizzazione di Molpho e Vertigo / Lai quale «ecfrasi di secondo livello», come scrive lo stesso Mari in nota, perché scaturita dall’ascolto del disco Fili di Marco Colonna a sua volta ispirato all’opera di Maria Lai.
Sottesa alla plaquette è una complessa e raffinatissima riflessione sulla scrittura, sulla sua natura, sulle sue premesse e attuazioni, sulle sue ricadute, sulle sue possibilità e i suoi fallimenti, sul suo stesso portato di autoritarismo, ma anche sull’energia a essa intrinseca che quell’autoritarismo combatte; la prima parte è sorretta e attraversata dal Leitmotiv del taglio e della separazione (si pensi soltanto all’orecchio destro di Malco, il servo di Caifa, reciso da Pietro al momento dell’arresto di Cristo), la seconda da quello del legare e dell’unire (l’opera di Maria Lai). Leggi il seguito di questo post »