Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: aprile, 2022

“Ancora – premere ancora”: su “Elegia” di Mariasole Ariot

 

ohne titel 2007

 

          Un titolo così semplice e coraggioso come Elegia (Anterem Edizioni / Cierre Grafica, Verona 2022) di Mariasole Ariot prelude a un poema la cui figura retorica ricorrente (la paronomasia e, talvolta, quella sua veste particolare che è la figura etimologica) ne caratterizza e la struttura formale e il portato concettuale.

          Spiego senza indugio che cosa intendo dire: per un libro in poesia un titolo quale Elegia è di una semplicità e di una chiarezza ineccepibili (leggeremo pagine dedicate a eventi e/o a persone per diverse ragioni ormai lontani o assenti o persi, in linea con una tradizione antichissima – sarà poi da verificare se una tale tradizione sia stata assunta per continuarla e corroborarla o per contestarla ovvero aggoirnarla); la struttura del libro di Mariasole Ariot, caratterizzata dalla disposizione su ogni pagina di due sequenze lineari divise tra di loro da un ampio spazio bianco (una sorta peculiare di “strofe” di cui andrò a scrivere a breve), tende alla complessiva forma poematica all’interno della quale un vocabolo/concetto ne rampolla sovente un secondo scaturente per paronomasia (la sonorità è altro elemento fondante di questa Elegia) o per derivazione/affinità etimologica.

          Si studi immediatamente la prima pagina del poema (è la pagina 12 dell’edizione Anterem):  Leggi il seguito di questo post »

IL TEMPO DI MACONDO

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Pasquale Fracasso: segnare l’invisibile

 

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(da Gabriel García Márquez, Cien años de soledad)

Muchos años después, frente al pelotón de fusilamiento, el coronel Aureliano Buendía había de recordar aquella tarde remota en que su padre lo llevó a conocer el hielo. Macondo era entonces una aldea de veinte casas de barro y cañabrava construidas a la orilla de un río de aguas diáfanas que se precipitaban por un lecho de piedras pulidas, blancas y enormes como huevos prehistóricos. El mundo era tan reciente, que muchas cosas carecían de nombre, y para mencionarlas había que señalarlas con el dedo. Todos los años, por el mes de marzo, una familia de gitanos desarrapados plantaba su carpa cerca de la aldea, y con un grande alboroto de pitos y timbales daban a conocer los nuevos inventos. Primero llevaron el imán. 

 

 

 

Remotissima sera
quando conobbe il ghiaccio -
Macondo venti case
di fango e bambù
Macondo limpido impetuoso fiume 
tra rocce-uova avanti la storia
(enormi: lisce: bianche)
tra cose senza nome
- suo padre quella sera remotissima -
poi vennero i gitani, Melquíades
la calamita che schiavarda i sogni.

E ora, Aureliano, il plotone:
schierato.

HO GIÀ ABITATO QUESTA CASA

Silence, Monastery Zigrafu, Athos 1986

 

Un passo dagli Anelli di Saturno di W. G. Sebald, una mia improbabile “traduzione” – e, in sovrappiù, in versi…

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(da W. G. Sebald, DIE RINGE DES SATURN, pp. 218-220 dell’edizione Fischer Taschenbuch)  Leggi il seguito di questo post »

C’è libertà nell’obbedienza

Sewing machine, Monastery Zografu, Athos 1987

 

          La più recente pubblicazione in volume di Massimo Morasso ha come titolo L’obbedienza e compare presso le Edizioni Feeria della Comunità di San Leolino (Panzano in Chianti 2022) – si tratta di un saggio in tre parti che, meditando sull’episodio evangelico di Gesù dodicenne che discute con i Dottori della Legge, sulla Crocifissione dell’Altare di Isenheim, sulla Leggenda del grande Inquisitore, sul Siebenkäs di Jean Paul, sulla Crocifissione sempre di Grünewald ma conservata a Karlsruhe, sul Corpo di Cristo morto nella tomba di Hans Holbein il Giovane, sul Ritrovamento del Salvatore nel Tempio di William Holman Hunt, affronta il tema del libero arbitrio, della dialettica vita/morte, dell’assenza/presenza di Dio nel mondo, del dolore, della scelta. 

          Per un non credente quale io sono confrontarmi con questo libro è fecondo e appassionante perché posso attraversare pagine mai consolatorie o preordinate a dare risposte certe e definitive, perché la riflessione di Massimo Morasso mi sembra continuare una tradizione nobilissima e degna di attenzione quale quella del cosiddetto esistenzialismo cristiano, perché la sua scrittura è elegante e il pensiero finissimo, perché, infine, le opere e gli autori qui discussi sono le stesse e gli stessi cui altri importanti pensatori della nostra contemporaneità hanno fatto riferimento. Leggi il seguito di questo post »

“Dḍa (m)mera”, ovvero della lontananza

carta-geografica-del-salento-xvii-secolo

 

Ringrazio Gianluca Virgilio che su Iuncturae ha voluto riproporre un mio scritto, il numero 73, cui ha dato questo bel titolo:

“Dḍa (m)mera”, ovvero della lontananza