Ho l’onore e il piacere di proporre qui su Via Lepsius quattro lavori (ma lo farò con due “post” successivi l’uno all’altro di cui questo è il primo) di Giuseppe Calandriello* che ringrazio per la generosa disponibilità.
Appartenendo essi a quell’interessantissimo àmbito che qui chiamerò genericamente asemic, osserverei come e i titoli e i lavori (sia grafici che segnici) posseggano un’intima correlazione tra di loro dal momento che l’opera visiva svincola (e libera) da ogni esigenza o anche istintiva spinta di e alla decifrabilità o “lettura” immediate e tuttavia i titoli restano capaci di suggerire una qualche interpretazione e, soprattutto, di liberare l’immaginazione la quale si ritrova come invitata e anche sollecitata a essere complice dello sguardo. Leggi il seguito di questo post »
Ripenso al racconto di mia madre della sua prima memorabile giornata lontano da casa. Lei, di Corigliano d’Otranto, insieme alle sue amiche, sulla strada ancora non asfaltata per Galatina, a quindici, sedici anni, quindi nei primissimi anni cinquanta (essendo mia madre del ’34), cammina e cammina per giungere quanto prima a Santu Petru, il patrono di Galatina, la festa più grande del Salento. Partenza all’alba, col permesso – s’intende – dei genitori, devoti al Santo, a piedi nudi e con le scarpe in mano, per risparmiare le suole; le avrebbero calzate solo alle porte di Galatina, dopo aver lavato i piedi alla prima fontana. Per strada, sull’acciottolato polveroso, pochi gruppi di fedeli di Corigliano, distanti un chilometro l’uno dall’altro, mentre in senso contrario solo qualche viandante messosi in cammino verso Corigliano per chissà quale affare. Di tanto in tanto passa uno char à bancs, e non si capisce che cosa trasporti: le sponde sono alte e dietro c’è di sicuro qualcosa o qualcuno che non si vuol far vedere. Tra le ragazze di Corigliano qualcuna dice che dentro di sicuro c’è una tarantata. Leggi il seguito di questo post »
Quello cui Paolo Fichera dà forma nel libro Bianco Guglia (Genesi Editrice, Torino 2022) è un poema articolato in 15 parti il quale, in continuità con Figura (Musicaos Editore, Neviano 2019), attua un’idea chiara e senza compromessi della scrittura in poesia: rifiuto reciso di qualunque registro medio-basso e/o colloquiale, concezione di una scrittura in versi che si ponga sempre (e, mi sembra di capire, con fierezza) quale altra rispetto a qualunque linguaggio contemporaneo perché essa rivendica uno spazio all’interno del quale il discorso cerca costantemente di distanziarsi dalla quotidianità quando quest’ultima è penuria spirituale ed espressiva e si vota con coraggio e con una scelta probabilmente controcorrente verso quelle che potrei chiamare figure archetipiche: l’acqua, la voce, il sangue, l’angelo, il seme, (non a caso titoli anche di alcune parti del libro e nuclei tematici a partire dai quali e intorno ai quali Fichera intesse variazioni e fughe anche in senso strettamente musicale), la guglia stessa, la rosa, la casa, il mare, la neve… Leggi il seguito di questo post »