Le regioni asemiche di Giuseppe Calandriello

di Antonio Devicienti. Via Lepsius

          Ho l’onore e il piacere di proporre qui su Via Lepsius quattro lavori (ma lo farò con due “post” successivi l’uno all’altro di cui questo è il primo) di Giuseppe Calandriello* che ringrazio per la generosa disponibilità.

          Appartenendo essi a quell’interessantissimo àmbito che qui chiamerò genericamente asemic, osserverei come e i titoli e i lavori (sia grafici che segnici) posseggano un’intima correlazione tra di loro dal momento che l’opera visiva svincola (e libera) da ogni esigenza o anche istintiva spinta di e alla decifrabilità o “lettura” immediate e tuttavia i titoli restano capaci di suggerire una qualche interpretazione e, soprattutto, di liberare l’immaginazione la quale si ritrova come invitata e anche sollecitata a essere complice dello sguardo. 

Giuseppe Calandriello: Asemic Mindscape (2021) matita e china su tela (cm. 20 x 20)

         

 

          È infatti lo sguardo ad avventurarsi in un “paesaggio della mente” (mindscape) ma asemico perché deprivato dei tradizionali e abituali (il che non significa “corretti”) punti di riferimento.

          Nella variazione dei neri e dei grigi, nel profilarsi di segni scrittori (ma indecifrabili e/o illegibili), nel delinearsi di forme capaci di suggerire uno spazio entro il quale la visione prende vita e assume una profondità, la percezione si libera di ogni riferimento “realistico” (o supposto tale) liquidando la plurimillenaria rappresentazione geometrica di Talete in favore di un’intuizione del reale quale cangiante e sempre diveniente flusso, quale sovrapporsi di segni non univoci che, continuamente variando e oscillando, negano la rappresentazione forzata e autoritaria di un mondo descrivibile entro coordinate fisse e definitive. [A. D.]

 

 

Giuseppe Calandriello: Asemic Road to the Land of the Prester John (2020) olio, acrilico e matita su carta (cm. 20 x 20)

         

 

          E straordinario e affascinante è anche il richiamo a leggende come quella d’origine medioevale del Prete Gianni al cui regno conduce un itinerario “asemico” ch’è apparente contraddizione o paradosso, visto che, comunemente, strade, sentieri, cammini e itinerari sono segnalati e accuratamente descritti (“segnati”, appunto) – ma, nella pratica asemica, tali paradossi o contraddizioni sono soltanto apparenti perché ogni strada intrapresa comporta un grado di libertà e di aleatorietà notevolissimo, perché, come dimostra la fisica quantistica, il mondo andrebbe pensato quale concatenazione probabilistica di fenomeni; il lontanissimo, leggendario regno orientale del Prete Gianni ha allora la sua ragion d’essere non nei racconti che lo descriverebbero, ma nei molteplici itinerari che si dovrebbero intraprendere per raggiungerlo. [A. D.]

 

 

* Giuseppe Calandriello (Pietrasanta, 1979). Dopo gli studi artistici si laurea in cinema, musica e teatro presso l’Università di Pisa. La sua ricerca artistica attuale verte sulla privazione sintattico-semantica in campo cinematografico. Applicando il paradigma dell’asemic writing nell’audiovisivo, ha realizzato numerosi cortometraggi, teorizzando una semiologia filmica asemica. Suoi scritti e opere sono pubblicati in varie antologie come Nuova Tèchne, Scrivere all’infinito, Athe(x)ehtA, ToCall, Otoliths, DOC(K)S, ASEMICS, OUSTE, e Nuire. Tra le riviste online: UTSANGA, The New Post-Literate, Die Leere Mitte, e Slowforward. Nel 2019, per FUOCOfuochino, pubblica il racconto Cose che volano. Nel 2020 la silloge di aforismi Chi cerca non trova (GDFAEOA), mentre nel 2022 Cosmografemi per Pulcinoelefante. Le sue opere si trovano in numerose collezioni come Archivio Nuova Scrittura di Monza, MART – Museo di arte moderna e contemporanea di Trento e Rovereto, Fondazione Berardelli di Brescia, Accademia delle Arti del Disegno di Firenze.