Le regioni asemiche di Giuseppe Calandriello (seconda parte)
di Antonio Devicienti. Via Lepsius
Propongo due altre opere di Giuseppe Calandriello:

Giuseppe Calandriello: Untitled (2019) olio, acrilico e meteorite su tela (cm. 20 x 20)
Molto interessante è qui il fatto che, nello scegliere anche stavolta un tema derivante dal mondo antico, l’opera non abbia, però, un suo titolo-suggestione (è, addirittura, “untitled”), ma sia un vocabolo chiaramente leggibile (blemma) a suggerire una direzione all’immaginazione e proprio a partire dal luogo dove le descrizioni del leggendario popolo dei Blemmi ne ponevano il volto: sul petto. La figura antropomorfa (ma acefala) facendosi portatrice di segni alfabetici chiaramente decifrabili e di un vocabolo dotato non solo di senso, ma anche di un preciso retroterra culturale e mitico, sembra muoversi in uno spazio estremamente plastico mentre il suo volto sono segni alfabetici che indicano un’appartenenza e che, richiamati nelle profilature degli arti superiori e dei piedi, sembrano orgogliosamente accamparsi per dichiarare un’identità la quale, lontana nel tempo e nella geografia, fa di quest’opera il sigillo di un’arte e di una ricerca anticonvenzionali e nomadi perché sempre intese a varcare i confini ormai stancamente e sterilmente tradizionali. [A. D.]

Giuseppe Calandriello: Senza titolo (2020) olio e acrilico su tela (cm. 20 x 20)
In quest’altro caso viene esplicitata una spazialità di nuovo sottratta alle leggi euclidee e se la situazione di partenza potrebbe vagamente suggerire la rappresentazione di un solido, ebbene quest’ultimo viene “aperto”, quasi decostruito, studiato in funzione di dimensioni altre rispetto alle tre classiche; non è trascurabile il fatto che una parte della figura si proietti verso l’esterno o, anche, che la figura si formi provenendo dall’esterno: viene così stabilita una continuità tra lo spazio della visione (il quadrato della tela) e lo spazio eccedente la tela e di fatto invisibile – e resta determinante che la ricerca asemica proponga direzioni allo sguardo e alla mente, ma non le imponga, che essa si provi a cambiare le abitudini sia rappresentative che percettive, ma senza dare luogo a processi prestabiliti una volta per tutte. [A. D.]