Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Categoria: Rocco Brindisi

I bambini [di Rocco Brindisi]

 

          I bambini ebrei assassinati; i ragazzi ebrei assassinati mentre stavano ballando. Molti si sono nascosti nelle celle dei bagni chimici e hanno pensato per qualche minuto, terrorizzati, al gioco del nascondino, lo hanno pensato tremando, e un gioco dell’infanzia non si dovrebbe pensare tremando. Li hanno ammazzati come un bersaglio al luna park.

          I bambini del kibbuz fatti a pezzi gridando Allah Akbar, Dio è grande.

          I bambini palestinesi corrono, nella polvere che è già memoria della morte. Niente è più triste di un bambino che corre nella propria infelicità. 600 bambini ammazzati mentre correvano, mentre guardavano una finestra, una sedia, il sorriso della madre che voleva strappargli la paura dalle gambe, dalle mani, dalle orecchie, dal cuore, dai libri che avevano aperto con amore, anche quelli senza figure.  [ROCCO BRINDISI, inedito]

Aveva un orecchio bello quanto la sua bocca [di Rocco Brindisi]

 

Michela Murgia. Una creatura che dava gioia. La sentivo parlare: un italiano fraterno, senza ombre, avvincente. Una limpidezza spietata. Era, essa stessa, il corpo di quella lingua. Nominava Gesù e, sempre, di sfuggita, attenta a non svelare troppo un amore segreto. Non amava i fiori, e questa vicinanza mi faceva sorridere. Non ho visto fiori ai suoi funerali. I fiori, specie quelli incelofanati, ammucchiati, tolgono respiro alla morte, avviliscono la memoria.

A chi, negli ultimi tempi, le chiedeva del dolore, rispondeva con un sorriso che, invece di santificare la sofferenza, la respingeva: “Ho sempre le pillole con me”. Negli infiniti giorni della sua vita è stata fonte di gioia per molti. Gli scrittori di questo paese è raro abbiano amici come li aveva lei. Roberto Saviano scoppia a piangere; Chiara Valerio, accoccolata tra i banchi, lo guarda piangere e non sa come consolarlo. C’era, poi, il suo amore principesco per gli sconosciuti. La sua ironia, ballabile, allegra. Oltre agli amici, amava gli “sconosciuti”. Michela rimane una fonte di gioia per la lingua italiana. Il dolore. Si affrontano dolori che uno conosce; c’è, poi, il dolore che non si conosce, che immerge i suoi coltelli, indifferente; a volte atroce. Resto scettico sull’amicizia del corpo umano: spesso distrugge l’anima. Torno alla gioia di Michela, al suo meraviglioso ragionare e ascoltare. Aveva un orecchio bello quanto la sua bocca. Ribelle per vocazione, nutriva una simpatia innata per la verità, ma non era una mistica della verità. Leggeva molto, e i libri che leggeva l’amavano. Preferiva scrivere nei bar, quando poteva; non aveva un debole per la solitudine. Desiderava circondarsi di facce.

Tra le sue ultime immagini: è seduta, le braccia sul tavolo, vedo la sua testa tonda, nuda; un sorriso lievissimo, la meraviglia di sentirsi nell’amore; quelli che le stanno accanto aspettano il soffio amoroso della morte. [ROCCO BRINDISI, inedito]

Grecia: 100 bambini nella stiva [di Rocco Brindisi]

         

100 bambini nella stiva. Dormivano. La morte li ha svegliati mentre annegavano. Il mare faceva il suo mestiere; il mare, solerte, eterno apprendista: impara tutto, tranne il dolore. Ha uno stomaco di ferro, l’Occidente Cristiano. Il mare, vecchia troia disamorata. L’Occidente si è mangiato gli occhi. Quando nomina la morte, appare il suo teschio, e non simula neanche la pelle sul naso. L’Occidente sbrigativo, infelice, sarcastico, nomina la morte e la morte lo vomita. 100 bambini. Se ne muore uno, l’Occidente sembra vederlo. 100 è un numero che esorcizza la morte, la noiosa Ragione, e trasforma la cecità in una virtù aristocratica. Gli aristocratici europei pagano i killer, assassini per procura, e mantengono i piedi nella fogna. Sorridono, intramontabili pazzi. Nel frattempo, i parenti dei dispersi, arrivati in Grecia da migliaia di chilometri, mostrano a se stessi le foto dei figli, e niente è più triste che guardare la morte di un figlio in un paese straniero. [ROCCO BRINDISI, inedito]

Diario del monastero [di Rocco Brindisi]

 

          Una coppia di ottantenni è scesa a Bose dalla Germania. Tornano qui da quarant’anni. Lui, ancora in gamba, robusto; passeggiano, mano nella mano. Lei è piccola, bionda, un corpo dolce di bambina. Si sono conosciuti cinquant’anni fa. Lui era emigrato dalla Campania, faceva il muratore. Lei si chiama Stephanie; il suo sposo, Benito. La portava a ballare, al cinema. Stephanie lavorava da una fioraia, di fronte al cantiere. Siamo a tavola, abbiamo detto la preghiera. A tenerci compagnia, due monache. I due innamorati mangiano lentamente, svuotano i piatti, li ripuliscono con un bel pane. Benito porta un paio di lenti scure, ha un herpes all’occhio destro, sorride, a farsi vedere con un benda improvvisata. Abbiamo cenato in silenzio, una monaca ha inserito un brano di Mozart. Alla fine, i commensali aiutano a sparecchiare. 

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Una sostanza di gioia [di Rocco Brindisi]

 

Michela afferma, sovrana: “I miei amanti non hanno mai avuto più di trent’anni; gli altri sono amici. Lo confessa con una sublime, lieve civetteria. Amo la donna che dice queste cose, che restituisce alla parola ”trasgressione” il suo corpo, la sua sostanza di gioia. Adoro le sue monellerie, negazione dell’anticonformismo. Resta sempre in ascolto, non ha specchi. Ha insegnato la dottrina cristiana ai bambini; c’è qualcosa di epico nel suo sentirsi in Dio anche quando, all’aperto, cerca un nascondiglio per pisciare. Quando nomina Don Milani, non lo fa per citarlo, ma per riamarlo. Questa piccola, gigantesca donna è piena d’amore, di amori. La sua sensualità è oro, e dolce cenere, e fuoco. L’ambrosia degli dei; la finta, miserevole dialettica dei maestri del pensiero di questo Paese, è aceto di fronte alla sua fierezza. Vorrei ubriacarmi con lei: lo farò, un giorno fuori dai giorni. Non c’è nessuno, perso nella giocondità, nel dolore della parola, come lei. Solo i bambini, alcuni bambini, alcune madri, quelle che nutrono una pietà insonne per Dio, per le sue ombre. Sono pane caldo, i segreti di Dio? Dovrò aspettare, prima di mangiarlo? Io, che sono contro Dio, da quando sono venuto al mondo, ho questa disperata speranza, di accoglierlo alla mia tavola, un giorno.  [ROCCO BRINDISI, inedito]