In connessione con l’articolo dedicato a G. W. Sebald e a P. Celan propongo ora una mia interpretazione in prosa ritmica di una delle liriche più alte e più conosciute di Hölderlin (non una traduzione, ma: un tradimento / un’approssimazione / un avvicinamento).

Piero Guccione: Le linee del mare
RICORDARE È RITORNO perché soffia il Nord-Est amatissimo infocato spirito, bel viaggio per i naviganti, promessa.
Torna ora laggiù e saluta la bella Garonna e i giardini di Bordeaux: lì, lì scoscende il sentiero lungocosta, nel fiume precipita il torrente. Alte le coppie di querce, di pioppi – argento e sguardo.
È ricordo: cime, vaste, piega l’olmeto al di sopra del mulino e nel cortile cresce il fico. Nei giorni di festa donne brune si muovono sulla seta della terra: è marzo: è l’equinozio: dolci venti spirano sui lenti sentieri – oro pesante i sogni.
Oh! mi porga qualcuno un bicchiere colmo d’oscura luce: cerco quiete: quiete porgetemi: dolce il sonno nell’ombra. Non è bene starsene incoscienti senza coltivare umani pensieri. Bene è conversare e i pensieri del cuore dire, molto udire di giorni amorosi e di accadimenti.
Ma dove sono gli amici? Bellarmino e il suo compagno?
Andare alla fonte: timore trattiene alcuni. Il mare è avvio di ricchezza. Sono pittori i poeti: assemblano la bellezza della terra e non disdegnano l’alata guerra: vivono soli per anni e anni ai piedi dell’albero maestro nella notte buia, muta di musica e di danza, si privano dei bagliori festivi della città.
Adesso sono andati verso le Indie i viandanti – lì sul promontorio tra le vigne dove precipita la Dordogna, dove s’incontra vasta nel vasto mare la Garonna splendida.
Ma prende e dà memoria il mare e l’amore ha occhi intenti. Il sopravveniente lo fondano i poeti.