Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: ottobre, 2019

(Segnalibri) “Fermare l’odio” di Luciano Canfora

 

 

Dalla presentazione del libro sul sito della Casa Editrice Laterza:

È giunto il momento di capovolgere la prospettiva. È tempo di considerare l’ondata migratoria come avamposto di un mondo in accordo col quale la (ancora) ricca Europa potrebbe dar vita a una struttura federale euro-africana gravitante sul Mediterraneo, effettivamente paritaria e, in prospettiva, sempre più integrata. Se l’intera ‘Unione’ si facesse protagonista di una svolta del genere potrebbe nascere una feconda interazione tra quel grande capitale umano e il capitale di conoscenze e risorse del vecchio continente.
Questo libro è stato scritto mentre imperversava la disumana ‘chiusura dei porti’ imposta dal governo italiano allora in carica a danno di profughi in fuga dall’inferno libico. Quella pagina vergognosa della nostra storia recente, che ha macchiato l’onore del nostro Paese, è stata anche rivelatrice di un male antico e sempre latente: il lauto consenso che premia la demagogia xenofoba. Drammatica conferma di quello che Umberto Eco definì efficacemente il «fascismo eterno».
La xenofobia sovranista ha fatto credere che la soluzione alle ondate migratorie sia «alzare il ponte levatoio». Ma la storia ci insegna che la vicenda degli spostamenti di masse umane coincide con la storia stessa del genere umano. È puerile volervi porre un freno ‘a mano armata’. Gli stessi Stati europei che ora indossano l’elmetto per chiudere le porte e i porti traggono origine da migrazioni di popoli che investirono – in un processo storico durato secoli – la struttura statale all’epoca considerata la più forte: quella dell’impero romano.
Il Mediterraneo – oggi cimitero a cielo aperto –, che l’imperialismo europeo per lungo tempo ha diviso in colonizzati e colonizzatori, era stato molto prima, e per un tempo non breve, un’area politico-culturale unitaria. Può tornare a esserlo se sapremo ripensare radicalmente la troppo augusta, arroccata e qua e là incrinata, ‘unione’ europea.

 

 

 

Contro l’antisemitismo. Contro il razzismo

 

 

 

 

Attraversando “La luce immutabile” di Flavio Ferraro

 

Eduardo Chillida: Homenaje a San Juan de la Cruz.

 

 

Nella Luce immutabile di Flavio Ferraro (Roma, La Camera verde, 2019) si manifesta la rigorosa volontà dell’autore di far coincidere la propria ricerca interiore (che ha anche valenze di carattere religioso e filosofico) con la scrittura poetica, di esprimere l’unità sostanziale, ma anche formale, tra esperienza esistenziale, psichica e intellettuale e il suo volerne dire in versi; la forma-poesia si offriva immediata e, oserei dire, naturale a chi sentiva le proprie esperienze e, soprattutto, la propria ricerca, spingere e urgere in forma di canto – ovviamente il rischio della banalizzazione o di un’espressione al mero servizio del “contenuto” restava altissimo, ma ho l’impressione che il medesimo, annoso esercizio delle pratiche di concentrazione e di meditazione e di silenzio siano state messe in atto durante la scrittura e nelle fasi di revisione dei testi: ché la scelta del verso e del testo breve, della chiarezza del discorso, della pacatezza del tono, il montaggio di ogni singolo testo in direzione di un risultato che unisse slancio interiore ed espressione verbale, riflessione e ritmo, tutto questo mette il lettore innanzi a un libro meditato ed elegante, capace di interrogare chi legge, di costringere a varcare la soglia che potrebbe sussistere tra godimento estetico e pensiero.
Scrive Ferraro nel primo testo dell’opera:

Sedimenti, tracce
incandescenti: guarda
mentre scorrono,
ripercorri le orme,
vai a ritroso.

Tenebra tenebra
-vertigine di luce-
e quanto inconsolabile (pag. 7).

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L’Orage de l’arbre d’eau

 

 

L’Orage de l’arbre d’eau di Hervé Bordas

 

 

 

Omaggio a Lorand Gaspar / Hommage à Lorand Gaspar

 

 

Sulla Dimora del Tempo sospeso e sul Carnet de la Langue-Espace è stato pubblicato l’intervento che Yves Bergeret, dietro preghiera di Francesco Marotta, ha dedicato a Lorand Gaspar: si tratta di un testo di straordinaria altezza intellettuale, etica e umana attraversato dall’affetto e dall’ammirazione per l’amico e il poeta appena scomparso.

Omaggio a Lorand Gaspar

Hommage à Lorand Gaspar