Calco di canto o impronta di voce: su “La vita impressa” di Ranieri Teti
La pregnante ambivalenza del titolo del libro più recente di Ranieri Teti La vita impressa (Book Editore, Ro Ferrarese 2022) introduce subito all’almeno duplice natura di questo libro: vi si seguiranno le tracce impresse dall’esistere e si seguiranno le connessioni tra scrittura (quello che l’arte tipografica imprime sulla pagina) ed esistenza. L’elegantissima filigrana della scrittura, infatti, così aerea eppure concreta, così rarefatta e allusiva deriva, in realtà, da materiali incandescenti e magmatici (sentimenti, pensieri, esperienze vissute, sogni, mancanze, errori, luoghi frequentati, voci care…) che un annoso lavorio di filtraggio, di presa di distanza, di rasciugamento di ogni sbavatura sentimentale e psicologizzante ha trasformato in testi dalla forma (anche tipografica) rigorosa e chiusa, geometrica e ascetica.
C’è proprio un ascetismo della scrittura che, esercitato attraverso gli anni con un rigore che appartiene a una precisa etica dell’esistere e del fare, restituisce ai fatti della vita e anche alle loro scorie una dignità e una laica sacralità non comuni in questo tempo banausico e così prodigo di volgarità. Leggi il seguito di questo post »