Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Mese: aprile, 2014

A poesia está na rua

Grato per gli interventi relativi all’articolo precedente (Aprile partigiano), ma anche in prossimità del Primo Maggio, propongo tre immagini dell’artista portoghese Maria Helena Vieira da Silva: ero a Lisbona il 25 aprile di quest’anno ed il Portogallo celebrava con una partecipazione intensa, convinta e commovente i quarant’anni dalla Rivoluzione dei garofani che segnò la fine della dittatura e l’inizio della democrazia; malgrado le enormi difficoltà in cui si dibatte il Paese lusitano, ho toccato con mano quanto esso creda nella propria libertà e in una democrazia parlamentare ed europeista.

 

A poesia esta na rua 1

 

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Vieira da Silva0001

Les Manifestants (1946)

 

Maria Helena Vieira da Silva realizzò le prime due opere anche su invito dell’amica ed eccelsa poeta Sophia de Mello Breyner Andresen: la poesia è nella strada.

Dedico quest’articolo all’A.N.P.I. e alla sua instancabile attività in difesa della Costituzione Repubblicana.

 

 

 

 

 

Aprile partigiano

a Nino Iacovella, al suo “Latitudini delle braccia”, ricordando con gratitudine i combattenti per la libertà, continuando noi con passione immutata a leggere Pasolini

 

Sei dentro un volo, dentro un battito

d’ali dell’anitra avventuratasi

fino ai Navigli.

Avevi una gioventù annodata col

fazzoletto rosso attorno al collo

e uno zaino da sistemare sotto

la testa per un sonno breve.

Hai capito che morivi,

lo squarcio della scheggia fino

alla mente.

Ma non s’inchina la mente

alla morte: si lacera invece,

nel dono d’un veritiero aprile.

 

 

 

 

 

 

La voce di Fiammetta Giugni per il Sabato Santo

La generosità di Fiammetta regala a Via Lepsius un nuovo inedito, da lei composto nelle ultime ore; penso che, indipendentemente dal fatto che si sia credenti o no, la voce così peculiare ed originale di Fiammetta sappia invitarci alla meditazione.

L'infinito

Mario Giacomelli: L’infinito (da un portfolio dedicato a Giacomo Leopardi)

 

 

Per il Sabato Santo

al sepolcro
cerco un riparo di tempo
dentro la tua morte
per vegliarti
per coniugarti in parola
(così come si edifica la poesia:
vestendo di lacrime limpide 
il vuoto)

adesso tutto il tuo cammino
è un distacco di silenzio
da seguire:
umano e divino muti
e immobili
e sordi a ogni preghiera

qui dove nessuna fede mi sorregge
qui dove solo il pensiero di perderti
è mia saldezza 
vorrei non più sapere che risorgi
vorrei bendarti di infinita assenza

Sonetti dei destini 6

 

 

gravitacion chillida

Eduardo Chillida: Gravitación

Una Castiglia d’affocàti sensi e di mente intesa a scarnificare il reale, a sorpassarne le apparenze: per Juan de la Cruz, per Eduardo Chillida.

               Silenzioso ora il corpo (ma non tace

               nel battito cardiaco) si dispone

             il pensiero ad accogliere l’erranza

             del mondo, ascolta e attende, qui si giace.

Le scalze armonie dei muri, la casa,

generoso deserto, la cisterna

quando impara la sete dal fuoco,

il fuoco quando la neve lo sposa.

             Febbricitanti mani appoggiaste alla

             scabra parete del canto notturno

             le Vostre digiunanti dita falla

esse apersero dentro il varco diurno

a altre mani di faber, apprestanti

inchiostro spago e carta, gravitanti.

 

Nella scrittura (Anna Akhmàtova mentre traduce Giacomo Leopardi)

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Un acquerello di Pierre Tal Coat

Rivà la mente al grande fiume ancora,

intatta ancora e volge l’italiano

in russo sulla traccia di grafite

di stellata matita (è l’Orsa, quella

e del rimemorare così come

dell’essere feriti: stare in piedi

davanti a una prigione per vedere

il figlio – se vorranno concederlo).

Ma perché, stanco il corpo e amari gli anni,

seguire ancora il sentiero speziato

delle parole; a che scavare l’ombra

nello specchio cangiante delle lingue?

Ossip non c’è più, ma poetò fino

allo spegnersi delle mani uccise,

perché è anche nelle mani poesia

come il falegname sa, il giardiniere.

Spaurante spazio tra le mani sporche

di parole, di inchiostro, di terrosa

argilla. Tessendo. Intessendo. Immilla

nell’amorosa eco l’ansia e la vita

che finisce, bevuto il vino rosso

nella città assediata. Nuovo assedio

vien posto e si discende nella voce

che ridice il vulcano, il colle, lune

migranti nello sguardo addolorato

del Poeta che cerca il mar da lungi.

Verrà un suono alla favola di questo

marzo incipiente, il suono russo per

una voce italiana e красное вино –

l’ultimo.