Il cinema, l’Addio, i Quattro Quartetti secondo Michele Montorfano
Nel libro di Michele Montorfano Tutto il cinema è Addio (Graphe.it Edizioni, Perugia 2022) c’è un punto preciso di congiunzione con un altro lavoro dello stesso Montorfano, vale a dire con i Four Quartets (Quattro quartetti) da lui tradotti per L’arcolaio di Forlimpopoli pure nel 2022 – immediatamente a inizio di Tutto il cinema è Addio Montorfano immagina che a un uomo della società arcaica che ci dicesse che siamo «sempre più sprovvisti davanti al terrore della storia […] risponderemmo con un gesto. Risponderemmo indicando l’estremità di un qualcosa che ci viene incontro e che si apre solo nella misura in cui avanza. Qualcosa che consegna un immaginario di desideri, di suggerimenti, di allusioni e di ambiguità posandoli su un orizzonte inaspettato e attraversato dai confini della mondanità. Qualcosa che passa nella nostra quotidianità con i suoi frammenti d’intellegibile lasciando dietro di sé la forza d’irruzione di un sentimento e la distanza di una possibilità. Ciò che si avvicina è un corpo senza unità che ci sfida in una semplice pluralità d’incanti, di luce e di dettagli, un canto discontinuo di amabilità. E questo è già l’inizio di una salvezza che coincide con il piacere. L’incontro che diventa l’attimo del tempo, “l’attimo nel giardino delle rose, l’attimo sotto la pergola dove batte la pioggia”, l’attimo dell’incontro dove accade l’inaudito» (pp. 11 e 12). È in Burnt Norton, il primo dei Quattro quartetti, che Eliot scrive i versi riportati da Montorfano avviando una complessa riflessione sul tema del tempo che, a ben vedere, è anche uno dei temi fondanti di Tutto il cinema è Addio; ma cinema e Addio (si noti l’iniziale maiuscola del secondo vocabolo) sono i cardini attorno cui ruota un lavoro che è filosofia e poesia, che tende il linguaggio come un arco per dire di qualcosa che è «Il cinema prima del cinema […] Il cinema che è il nostro vivere, rivivere» (p. 13) e che «[…] l’Addio è il luogo delle apparizioni. È il luogo dove l’immagine si deposita nella sua contemporaneità assoluta. Per questo il cinema non finisce mai continuando a finire. Per questo l’Addio inizia lasciando dietro di sé le ceneri e le modulazioni del fuoco, cenere che continua a bruciare, cenere che è presenza in un assente assoluto dove ciò che appare può essere continuamente salvato» (pp. 67 e 68 passim). Leggi il seguito di questo post »