Via Lepsius

pagine di Antonio Devicienti: concatenazioni, connessioni, attraversamenti, visioni

Tag: poesia

L’esitazione è una koinè: su “Scenario” di Riccardo Benzina

 

          “Scenario” è il vocabolo, proprio l’ultimo, con cui termina il libro omonimo di Riccardo Benzina (Taut Editori, 2022), ma è anche il vocabolo-chiave, il vocabolo-senhal, il vocabolo-cifra che, come dilatandosi, dà significato a tutto il libro nel quale lingua e sintassi sono ramificazioni nervose attraverso cui vengono percepiti i movimenti dell’io dentro un mondo (uno “scenario”, appunto) contemporaneamente straniante e attraente, talvolta malato eppure invitante, stratificato, complesso.

          Scenario è la ricognizione di un’estraneità (dell’io rispetto al mondo e viceversa) e anche la registrazione caparbia in forma di ritmo (intendo: con cambi di versi e cesure interne, forti e fortissimi enjambement) d’inesausti movimenti vitali dentro lo scenario al fine di penetrarne resistenze ed enigmi, vaste zone d’ombra e snodi inestricabili o taglienti.  Leggi il seguito di questo post »

Letture impastate di spazio: su “Migrazioni” di Kadhim Jihad Hassan

 

          So perfettamente che non si tratta di categorie critiche, ma in questo momento scrivo da semplice lettore che si lascia coinvolgere dalla lettura dei libri che lo raggiungono: Migrazioni di Kadhim Jihad Hassan (Book Editore, Riva del Po 2024, a cura di René Corona) è libro emozionante, commovente e attraversato da un calore intellettuale e umano di grande forza e bellezza.

          Nato a Nassiria nel 1955, K. J. Hassan ha vissuto la storia recente dell’Iraq, l’emigrazione in Germania, Italia e Spagna per stabilirsi dal 1976 a Parigi dove a tutt’oggi dà vita a un’opera di studioso, traduttore e poeta di riconosciuto valore internazionale – Migrazioni fa finalmente udire anche in lingua italiana, grazie alla limpida e precisa traduzione di René Corona, una voce veramente degna d’ascolto.  Leggi il seguito di questo post »

Per un omaggio a Pierre Alferi

 

          Ho cercato di rendere un umile omaggio alla vasta e originale opera di Pierre Alferi scegliendo un suo testo in versi e proponendone una traduzione che (sia chiaro) è ben lontana dal rendere tutte le valenze e le oscillazioni insite nelle scelte lessicali e nelle immagini suscitate.
          Mi ha sedotto l’idea di una scrittura che, simile a un obiettivo fotografico, vaga per una città ancora non del tutto travolta dalla frenesia diurna e che conserva un’intimità che, con immediato pudore, nel momento stesso in cui viene colta torna a velarsi avviandosi nel viaggio attraverso il nuovo giorno. [A.D.]
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Leggendo “Finzione” di Luis Danieli

 

          Il gesto provocatorio e ironico che Luis Danieli compie con Finzione. Esercitazioni di metrica classica (Fallone Editore, Taranto 2024, Collana Il fiore del deserto), definito già nella Nota redazionale d’apertura del libro «un divertissement, ma pure una forma di protesta contro tipi di scrittura che parlano solo dello scrittore e non esistono in sé» (p. I), vuole essere un sasso gettato in un soporifero stagno di pagine e pagine egocentriche e vanesie, dilettantesche e approssimative per stile (o assenza di stile) e temi.

          Danieli finge un manoscritto (tra l’altro interrotto e completato con pochi versi aggiunti) scritto in endecasillabi e in molti tratti in rima (vera e propria esercitazione in metrica italiana classica) impiegando il lessico e gli stilemi della tradizione italiana fino al 1825 – il che significa un lavoro minuziosissimo (un ricamo paziente, uno studio puntiglioso, un’archeologia del ritmo e dell’espressione, una cura maniacale della verosimiglianza) che è già in sé una prova di rara abilità sia tecnica che linguistica.  Leggi il seguito di questo post »

Nel volo, tra bestiale e celestiale: su “Cacciavento” di Enrico De Lea

 

          È senz’ombra di dubbio un libro emozionante e luminoso Cacciavento di Enrico De Lea appena pubblicato da Anterem Edizioni e Cierre Grafica perché il volo armonioso e ardito, veloce e libero del gheppio comune (falco tinnunculus nella nomenclatura di Linneo) e chiamato “cacciaventu” in siciliano è, in verità, il volo musicale e ritmico della poesia e della lingua, dell’immaginazione, della nostalgia e del desiderio, perché De Lea sa rinnovare con passione e intelligenza una tradizione lirica che ha proprio nella lingua accuratamente lavorata e molto amata il motore primo del volo e perché attraversare il libro con orecchio e occhio attenti (mi verrebbe da scrivere “predatori”) trasmette un senso meraviglioso di vertigine e permette all’immaginazione di volare.  Leggi il seguito di questo post »